Festa di Maria Madre di Dio
Dal vangelo di Luca (2,16-21)
Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.
Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.
«Ti benedica il Signore e ti protegga. Il Signore faccia brillare il suo volto su di te e ti sia propizio. Il Signore rivolga su di te il suo volto e ti conceda pace» (Nm 6,24-25). Con questa antica benedizione biblica entriamo nel nuovo anno, certi che il Signore veglierà su di noi, ci sarà vicino e ci accompagnerà giorno dopo giorno. «Su chi volgerò lo sguardo? Sull’umile e su chi ha lo spirito contrito, e su chi teme la mia parola», si legge nel libro di Isaia (Is 66,2). Sì, lo sguardo del Signore, nell’alba di questo nuovo anno, si volge sugli umili e sui deboli, su chi si dispone ad ascoltare la parola del Vangelo e cerca di metterla in pratica ogni giorno.
Ancora una volta il Vangelo ci fa vedere con gli occhi del cuore quei pastori di Betlemme. Essi sono un esempio per i credenti. Erano ritenuti a tal punto impuri e peccatori da essere esclusi dalla vita religiosa ufficiale, eppure lo sguardo di Dio si posò su di loro: la notte si riempì di luce e la loro vita trovò un senso, una direzione verso cui andare. Quegli umili pastori divennero i primi cristiani: ascoltarono le parole dell’angelo, lasciarono le loro greggi e si diressero verso il luogo indicato. I cristiani sono sempre in “uscita” da se stessi e dai recinti abituali per recarsi verso il Signore e gli altri. È piena di misericordia l’affermazione di papa Francesco che invita a non vivere con la paura di perdere i salvati, ma di lasciarsi trasportare dal desiderio di salvare i perduti.
Quei pastori, giunti alla grotta, videro un bambino. E «dopo averlo visto potremmo dire, dopo averlo contemplato riferirono ciò che di lui era stato detto loro». In questa piccola scena è racchiusa tutta la vita del cristiano. Se nella notte precedente erano stati gli angeli a parlare loro del bambino, non è difficile pensare che alla grotta fu Maria a parlare del Figlio. Certamente lo presentò loro. Senza di lei difficilmente avrebbero potuto comprendere quel mistero. Maria, che «serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore», sapeva bene quale mistero era presente in quel bambino.
La liturgia di questo giorno ci invita a guardare Maria per festeggiarla e venerarla come Madre di Dio. Sono passati sette giorni dal Natale, da quando i nostri occhi si sono posati su questo bambino appena nato e su tutti i piccoli e i deboli di questo mondo. Oggi la Chiesa sente il bisogno di guardare la Madre e di farle festa. Certo, è bene sottolinearlo, nel contemplarla non la troviamo sola: ha in braccio Gesù. I pastori, scrive il Vangelo, appena giunsero a Betlemme «trovarono Maria e Giuseppe e il bambino». È bello immaginare Gesù bambino non più nella mangiatoia ma tra le braccia di Maria: lei lo mostra a quegli umili pastori e continua a mostrarlo ancora agli umili discepoli di ogni tempo. Maria che tiene Gesù sulle ginocchia o tra le braccia è tra le immagini più familiari e tenere del mistero dell’incarnazione. Nella tradizione della Chiesa d’Oriente è talmente forte il rapporto tra quella madre e quel Figlio che non si trova mai un’immagine di Maria senza Gesù; lei esiste per quel Figlio, suo compito è generarlo e mostrarlo al mondo. È l’icona di Maria, Madre di Gesù, ma è anche l’immagine della Chiesa e di ogni credente: abbracciare con affetto il Signore e mostrarlo al mondo.
Come quei pastori che, una volta usciti dalla grotta, se ne tornarono glorificando e lodando Dio, anche noi con la stessa energia e lo stesso slancio entriamo nel nuovo anno avendo Gesù tra le braccia per amarlo e per mostrarlo al mondo. Sarebbe davvero una grande consolazione se qualcuno potesse di nuovo scrivere: «Tutti quelli che udirono, si stupivano delle cose che essi dicevano». Purtroppo la gente delle nostre città si stupisce per ben altre cose! Ma forse dobbiamo anche chiederci se ci sono “pastori” (e non dimentichiamo che ogni credente è “pastore” degli altri fratelli e sorelle) che sanno comunicare agli altri la gioia dell’incontro con quel Bambino.
È ormai consolidata tradizione che il primo giorno dell’anno la Chiesa si riunisca in preghiera per invocare la pace. È come allargare al mondo intero, alla famiglia dei popoli, la benedizione che abbiamo ascoltato dalla lettura del libro dei Numeri: «Il Signore rivolga su di te il suo volto e ti conceda pace». C’è bisogno che il Signore allarghi il suo sguardo sui popoli. Purtroppo c’è come una recrudescenza dei conflitti, cui deve corrispondere da parte nostra una intensificazione della preghiera per la pace. Sappiamo che la pace richiede l’impegno tenace degli uomini, ma essa è soprattutto un dono che viene dall’alto, è un frutto dello Spirito che opera nel cuore degli uomini. All’inizio di questo anno raccogliamo il canto degli angeli nella notte del Natale: «Pace in terra agli uomini che Dio ama». È la nostra preghiera all’alba di questo nuovo anno. Lo Spirito del Signore scenda nei cuori degli uomini e sciolga la loro durezza davanti alla debolezza del Bambino; allontani dai loro cuori l’odio, l’invidia, la maldicenza, la sopraffazione, il disinteresse; cambi il cuore delle nazioni e dei popoli in guerra perché siano disarmati gli spiriti violenti e si rafforzino gli operatori di pace; renda compassionevole il cuore dei popoli ricchi perché non siano ciechi di fronte ai bisogni dei popoli poveri ma gareggino piuttosto nella generosità; tocchi il cuore delle nazioni e dei popoli poveri perché rifiutino le vie della violenza e intraprendano quelle dello sviluppo; trasformi il cuore di ogni uomo e di ogni donna perché riscopra il volto dell’unico Dio, Padre di tutti.