Commento al discorso del Papa al Corpo diplomatico
Rafforzare le Nazioni Unite per rafforzare la pace mondiale. Nel discorso al corpo diplomatico di ieri, Giovanni Paolo II è tornato a mettere l’accento sul sistema di sicurezza collettiva quale strumento primario per la risoluzione pacifica delle controversie internazionali. Nel discorso, ricco di spunti e riflessioni sui temi caldi dell’attualità internazionale dalla crisi israelo-palestinese alla situazione in Iraq, il Papa ha anche sottolineato il ruolo del dialogo ecumenico e interreligioso quale fattore di pace. Ecco su questo passaggio la riflessione di mons. Vincenzo Paglia, vescovo di Terni-Amelia, tra i fondatori della Comunità di Sant’Egidio:
A me pare che obbedire al Vangelo spinga tutti i cristiani a ritrovarsi sul cammino della pace e quindi dell’incontro, del dialogo, della capacità di convivere anche tra diversi, perché questo è la pace. La pace che noi siamo chiamati a costruire è quell’arte di costruire la convivenza tra persone diverse, tra culture diverse, tra fedi diverse e anche tra Chiese che in qualche modo debbono ancora ritrovare l’unità. Il cammino della pace, a questo punto, non è distinto dall’impegno ecumenico. Il richiamo del Papa è un richiamo tutt’altro che formale e dovrebbe sconvolgere i nostri spiriti, i nostri cuori e gli stessi nostri metodi di incontro.