Saluto all’associazione SULLA STRADA
Caro don Carlo, cari amici di “Sulla strada”,
altri impegni mi impediscono di essere presente questa sera, ma posso assicurarvi che il mio cuore è con voi e per questo ho voluto mandarvi un saluto, per sottolineare l’importanza che iniziative come quella di questa sera hanno per la nostra diocesi.
La vostra associazione è nata da appena cinque anni, ma è già lunga la strada che ha percorso. E’ un segno evidente che quando si decide di abbandonare il proprio particolarismo e il proprio egocentrismo per incamminarsi sulla strada della solidarietà, della fratellanza, dell’amore, non c’è niente che possa fermarci.
Il vostro impegno missionario in breve tempo ha superato i confini della parrocchia, della Diocesi e della stessa regione. Oggi avete soci e sostenitori in tutta Italia, dalla Lombardia alla Sicilia. Anche questa sera so che ci sono persone venute anche da molto lontano per partecipare a questa grande festa che si rinnova ogni anno, e che quest’anno servirà a raccogliere fondi per la costruzione di case per i più poveri.
La vostra è una testimonianza di quella carità che non conosce confini, che obbliga ad uscire da sé e scavalcare qualsiasi muro, per andare dove nessuno va e per vivere dove non si vive.
Insieme ai cuori si sono allargate le vostre attività. Avete cominciato con un progetto missionario al villaggio La Granadilla in Guatemala, dove avete adottato un intero villaggio Maya portando acqua, luce, assistenza medica, ma soprattutto, speranza.
So che avete visitato anche El Salvador, la terra di Oscar Romero, al quale tutti noi siamo particolarmente legati.
Grazie all’impegno della nostra Diocesi, sulla sua tomba è stato realizzato un monumento dell’artista Paolo Borghi.
Anche l’Africa è entrata nei vostri cuori. In Angola – terra martoriata da 40 anni di guerra, che detiene anche il triste primato di paese con più presenza di mine antiuomo – avete acquistato una casa di accoglienza dove ora vivono 75 bambini tolti dalla strada. E quest’anno, il vostro impegno si è allargato anche alla Costa Rica, per aiutare ragazzi prigionieri della povertà e dell’alcool.
E trovo particolarmente significativo che uno dei progetti che avete promosso in questo paese sia stato la costruzione di un ponte.
Non mi stanco mai di ripeterlo: dobbiamo abbattere i muri e costruire i ponti. Lo dicevo pochi giorni fa, al grande pellegrinaggio a Narni Scalo, in quel santuario che si chiama proprio “Madonna del ponte”.
Come le mani di quella statua della Madonna sfregiata, c’è chi continua a cercare di tagliare i ponti istigando all’odio razziale, allo scontro di civiltà, dividendo il mondo in buoni e cattivi, puntando sempre il dito su ciò che divide e non su ciò che unisce.
Noi invece non dobbiamo stancarci di stringerci le mani, di costruire ponti. E’ così che si costruisce un futuro di pace e di amore. E tutti possiamo essere impegnati in questa opera. Mi fa piacere pensare che dalla nostra diocesi, con l’aiuto del suo patrono sa Valentino, è partita una strada di pace e di solidarietà che attraversa il mondo intero, dal Guatemala al Mozambico, dal Perù all’Albania, dall’Angola al Congo, dal Kosovo alla Costa Rica alla Terra Santa.
Cari amici che siete questa sera ad Attigliano, il mio augurio è quello di una buona festa, ma soprattutto di un buon viaggio.
Cena di solidarietà 2005