Festa della Madonna del Ponte e per il lettorato di André Nkongolo
La Santa Liturgia di questa domenica accoglie assieme la festa della Madonna del Ponte e l’esaltazione della santa Croce. Ed in più conferiamo il ministero del Lettorato ad André, un giovane della nostra missione in Congo a Ntambue. Come vedete è un giorno di festa grande per il Santuario e per l’intera Diocesi. E sono lieto di stare con voi per questa Santa Liturgia. La memoria della Croce ci riporta molto indietro nei secoli, a quel 14 settembre del 335 – quasi mille e settecento anni fa – quando una folla numerosa di fedeli si raccolse a Gerusalemme per la celebrazione della dedicazione della Basilica del Santo Sepolcro restaurata da Costantino. In quella occasione si ricordò il ritrovamento del legno della santa Croce. Quel “legno” da cui era nata la vita, veniva ritrovato; quel legno che Maria, la Madre di Gesù, aveva abbracciato, veniva posto davanti agli occhi dei credenti. Il sacerdote, durante la Liturgia, alzava la croce e la dirigeva verso i quattro punti cardinali, per indicare l’universalità della salvezza. Noi oggi vogliamo alzare questa croce e dirigerla ancora una volta ai quattro angoli del mondo, ma soprattutto in Oriente, là dove ancora la guerra continua a mietere vittime, e poi al Sud, all’Africa di cui oggi abbiamo un figlio tra noi.
E noi, aiutati da Maria, che stava sotto la croce, vogliamo guardare questo legno da cui nasce la salvezza, vogliamo volgere il nostro sguardo a colui che è stato trafitto. Il libro dei Numeri ci ricorda la vicenda accorsa ai Israele mentre era nel deserto, quando molti stavano morendo perché morsi da serpenti velenosi. Ancora oggi, care sorelle e cari fratelli, tanti popoli sono morsi da “serpenti velenosi”. Se ne aggirano molti nel mondo, magari nascondendosi sotto tante sembianze. L’elenco sarebbe davvero lungo: basti pensare alla fame e alla sete; oppure al dramma dell’aborto e dell’eutanasia; oppure a malattie come l’Aids che soprattutto in Africa continuano a mietere vittime; o anche ai conflitti e alle guerre che non cessano di creare morti mentre la maggioranza è indifferente, prima ancora che impotente. Sì, oggi sono tanti io serpenti velenosi che fanno morire la gente.
Quel giorno, Mosè, ispirato da Dio, innalzò per quel popolo un serpente di bronzo: chi lo avrebbe guardato non sarebbe morto. E così accadde. Ma cosa signific ava questo gesto? Ce lo spiega l’evangelista Giovanni: “Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo” (Gv 3,14), e più avanti, quasi a ricalcare la scena biblica, aggiunge: “Volgeranno gli occhi a colui che hanno trafitto” (Gv 19,37). C’è bisogno ancora oggi di esaltare la Croce, di metterla in alto perché tutti la vedano. E’ bene mettere in alto la croce perché ci rende buoni, ci spinge a voler bene a tutti, ci costringe ad allargare i confini del cuore perché nessuno resti escluso dall’amore che nella croce parla in modo così mirabile. La croce parla d’amore, di un amore senza limiti. E tu, caro André, diviene Lettore per proclamare a tutti il Vangelo della Croce, ossia il Vangelo di un amore senza limiti, un Vangelo che non conosce barriere. Un po’ come per te, che dall’Africa sei venuto qui. E potremmo dire che il Vangelo della Croce è come portato da Maria perché diventi un ponte tra noi e l’Africa.
Guardiamo la Croce, care sorelle e cari fratelli! Purtroppo, l’abitudine all’immagine della croce forse ce ne ha fatto perdere il senso alto e drammatico. Ecco perché la Chiesa con questa festa vuole mostrare a tutti, ancora una volta, l’infinito amore di Gesù per tutti gli uomini e per ciascuno di noi. Non cesseremo mai di ringraziare il Signore per il dono della santa Croce! Il prefazio della Messa ci fa cantare: “Nell’albero della Croce tu, o Dio, hai stabilito la salvezza dell’uomo, perché donde sorgeva la morte di là risorgesse la vita”. E’ giusto esaltare la Croce: su quel legno è stato sconfitto una volta per sempre l’amore per se stessi e trionfa definitivamente l’amore per gli altri. La Croce è il culmine dell’amore di Gesù. Si potrebbe dire che la Croce è presente sin dall’inizio della vita di Gesù, anzi fin dal cielo. Gesù, infatti, solo per amore, non certo per guadagno, scese dal cielo per venire in mezzo a noi. Egli, dice l’apostolo Paolo, “non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio…spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo…facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce”.
Gesù muore sulla croce, ma con la sua morte ha sconfitto definitivamente l’amore per se stessi, l’egocentrismo che tiene saldamente schiavi gli uomini a pensare solo a se stessi. Sotto la croce tutti gridavano a Gesù: “Salva te stesso”. E’ una specie di legge ferrea del mondo: salva te stesso! Pensa a te! Lascia stare gli altri! Ma questo non è il Vangelo di Gesù, non è il Vangelo della croce. Come poteva salvare se stesso Colui che mai aveva vissuto per sé? Gesù diceva di sé: “Non sono venuto per essere servito, ma per servire”(Mt 20,28); potremmo tradurre: “non sono venuto per salvare me stesso, ma gli altri”. Certamente Gesù poteva evitare la morte; bastava dare retta a Pietro e agli altri discepoli che cercavano di dissuaderlo dall’andare a Gerusalemme, oppure era sufficiente fare una sorta di patteggiamento con Pilato, che in effetti glielo aveva proposto. Ma in questo modo avrebbe rinnegato il suo Vangelo e si sarebbe assoggettato anche lui alla legge che il mondo continua a recitare: “Salva te stesso!” Gesù, con la sua morte, ha mostrato la vittoria dell’amore.
La festa di questo giorno invita tutti noi ad alzare i nostri occhi verso quella croce, a vedere quel volto crocifisso. Maria ci sta accanto per insegnarci come guardare quel figlio, come essere vicini a Lui. Ci sentiremo toccati nel cuore, sentiremo un po’ di commozione, e tu André sentirai una forza maggiore che ti condurrà a comunicare il Vangelo che oggi ti viene consegnato. E’ un Vangelo prezioso perché mai nessuno agisce come ha agito Gesù. Sentite cosa dice l’apostolo Paolo: “Ora, a stento si trova chi sia disposto a morire per un giusto; forse ci può essere chi ha il coraggio di morire per una persona dabbene. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi”(Rm 5,7).