Natale a Narni

Natale a Narni

“Non temete, ecco vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un Salvatore”. L’angelo del Signore è tornato anche qui a Narni per annunciare a noi queste stesse parole: “Vi annuncio una grande gioia: oggi vi è nato il Salvatore”.


Abbiamo davvero bisogno di sentire questa buona notizia. Ne ha bisogno il mondo, che non cessa di vedere violenze, guerre e ingiustizie che provocano un morto ogni trenta secondi. Il Papa, sabato scorso, con amarezza grande diceva: “Come dimenticare che il volto di Cristo continua ad avere un tratto dolente, di vera passione, per i conflitti che insanguinano tante regioni del mondo, e per quelli che minacciano di esplodere con rinnovata virulenza? Emblematica rimane la situazione della Terra santa, ma altre guerre ‘dimenticate’ non sono meno devastanti. Il terrorismo poi continua a mietere vittime e a scavare fossati”. Abbiamo bisogno di una buona notizia. Ne hanno bisogno i malati lasciati soli, gli anziani nei cronicari, la gente disperata, i milioni di profughi dalle loro terre. In verità, tutti abbiamo bisogno del Natale, della rinascita ad una vita nuova. Certo, l’abbiamo anche stravolto, falsificato, svuotato. Ma il Natale vero torna, torna come un giorno amico.


E chi di noi non ha bisogno di un giorno amico? I giorni passati non sempre ci sono stati amici e favorevoli. Talora, anzi, sono stati bui, com’era buia e fredda la notte dei pastori. E come saranno i giorni che verranno? Natale ci viene incontro: con la sua amicizia vuole strapparci dai giorni tristi e riversare su di noi quella tenerezza che in questa notte noi tutti, spero davvero tutti, almeno un poco sentiamo. Nessuno che partecipa a questa Santa Liturgia di Natale pensi di non essere amato, nessuno creda di essere abbandonato ad un destino triste; al contrario, questa santa notte viene a dirci una tenerezza senza limiti, una misericordia che ci avvolge, come la luce avvolse i pastori in quella notte.


“Oggi – scrive l’apostolo Paolo – è apparsa la grazia (la benevolenza) di Dio, apportatrice di salvezza”. E dove è apparso Dio? In una mangiatoia. Ed è una fortuna per noi! Il nostro cuore infatti spesso è simile più a una stalla che ad una casa ben ordinata. Ma il Signore, questa notte come allora, sceglie la mangiatoia del nostro cuore, perché gli facciamo un po’ di spazio. Ecco perché il Natale è un giorno amico: il Signore sceglie di venire nel cuore di ognuno di noi, non perché è puro, ma perché rinasca. Un santo mistico del Seicento a ragione scriveva: “Mille volte nascesse Cristo a Betlemme, ma non in te: sei perduto in eterno”. Ma come rinascere? E’ la domanda di Nicodemo. Anche lui, di notte, chiese a Gesù: “come può un uomo rinascere quando è vecchio?” La risposta è semplice: riaprendo il Vangelo.


Questa notte abbiamo ascoltato la prima pagina del Vangelo, quella della nascita. Da questa prima pagina possiamo iniziare a scrivere di nuovo la nostra vita. E cresceremo, giorno dopo giorno come cresceva il bambino Gesù, se sfoglieremo pagina dopo pagina il piccolo libro del Vangelo, facendole nostre. Questa notte la Parola si fa carne e viene ad abitare in mezzo a noi, viene nel nostro cuore, divenuto come una mangiatoia. Il Vangelo deve diventare la nostra vita, quelle parole debbono divenire nostra carne. Deponiamo la nostra forza, la nostra sicurezza, la nostra dissipatezza, il nostro orgoglio, e accogliamo questo dono. Natale è accogliere Gesù, è accogliere il Vangelo. Non abbiate paura! Guadagnerete amore.


Tutti questa notte sappiamo che abbiamo un amico accanto che non ci abbandonerà mai. C’è un ulteriore segno che ci viene dato: da oggi in poi la comunione la faremo sotto le due specie, quella del pane e quella del vino. Vogliamo imitare alla lettera quel che disse Gesù ai discepoli: “prendete e mangiate, questo è il mio corpo; prendete e bevete, questo è il mio sangue”. E’ il segno di un amore che non conosce limiti. E noi siamo chiamati a partecipare a questo amore, per amare di più Gesù e per amare di più i nostri fratelli e le nostre sorelle. Il mondo ha sete di amore e di pace. Gesù viene nel nostro cuore per trasformarci in persone che sanno amare e voler bene.


Questa trasformazione del cuore domani si vedrà chiaramente nella Cattedrale di Terni, quando essa aprirà le sue porte per accogliere i  poveri al pranzo di Natale. Sì, questa volta nonn sono i pastori che portano i doni al Bambino. E’ piuttosto il Bambino che offre a chi ha fame e a chi è solo una bella casa, la cattedrale, perché non abbiano più fame e non siano più soli. E? il pranzo dei poveri, un segno dell’amore smisurato di Dio per tutti e particolarmente per i poveri. E ci sarà un regalo per ciascuno di loro, perché tutti si sentano a pieno titolo membri della famiglia di Dio. Betlemme significa “città del pane”. Betlemme dà come un nuovo nome alla cattedrale di Terni, “Basilica del pane”, la nuova Betlemme che dona il pane del corpo e del cuore, il Vangelo e il cibo a chi ha fame.