Veglia della notte di Natale
Care sorelle e cari fratelli,
siamo venuti in tanti per questa celebrazione. C’è come un istinto buono che ci ha spinti ad uscire dalle case e a venire qui, in cattedrale. E’ Natale, una notte diversa dalle altre. Ma perché? Nei secoli passati i cristiani erano a tal punto consapevoli che questa notte fosse importante per la storia da dividere gli anni appunto in prima e dopo la nascita di Gesù. Oggi questa consapevolezza è come smarrita. Noi tuttavia siamo venuti come a voler conservare la straordinarietà del mistero che celebriamo.
Questa Santa celebrazione ci avvolge con il mistero che celebra. Abbiamo iniziato la messa accogliendo il cero acceso e la Bibbia mentre l’incenso ci avvolgeva come in una nube. E’ quel che accadde a quei pastori che di notte vegliavano le loro greggi. Una luce li avvolse e un angelo rivolse loro l’annuncio del Natale. Era notte, una notte non diversa dalle nostre. Anche noi conosciamo la notte dell’insicurezza, della violenza, della solitudine, del dolore, dell’abbandono. Tutti sappiamo che se non siamo amati, se non siamo desiderati, la notte scende nel cuore. Quando non c’è amore è sempre notte, anche di giorno. E la notte spaventa e incattivisce. Dalla notte dei cuori, dalla mancanza di amore, si scatenano guerre e conflitti, ingiustizie e abbandoni. Se manca l’amore tutto diventa più difficile, per noi e soprattutto per chi è più colpito dalle difficoltà.
Abbiamo bisogno del Natale. L’angelo annuncia anche a noi: “Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo; oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è Cristo Signore”. Non temete! Non abbiate paura! L’Amore è venuto a visitarci: non siamo più abbandonati, non siamo più condannati alla solitudine, non siamo più schiavi della violenza e della morte. Questa notte Dio ha scelto di venire ad abitare nel cuore di ciascuno di noi. Non ha scelto di nascere tra i grandi e sontuosi palazzi della Roma imperiale, ma in una oscura cittadina della periferia dell’Impero mentre era imperatore Cesare Augusto, anzi, neppure in una casa; in una stalla, fuori dell’abitato. Dio si è innamorato di noi ed ha posto la sua tenda in mezzo a noi. Il Natale è Dio che sceglie di stare con noi. E si fa Bambino. Per amore.
Ed è un amore che non chiede reciprocità alcuna. Gesù ci ama comunque, anche se non lo riamiamo; come purtroppo è stato e come spesso accade ancora. E’ triste: viene l’Amore e non è accolto, viene la luce e gli uomini preferiscono il buio. E comunque Gesù non se ne torna nel cielo, ci resta vicino. Come non commuoversi di fronte ad una amore così straordinario? Mi auguro che questa notte capiamo di più l’amore di Dio, comprendiamo di più la straordinarietà del suo amore per noi. Questa notte non importa come siamo, quel che conta è aprire le porte del cuore a Gesù. Un antico inno della Chiesa d’Oriente canta: “Oggi nel cielo gioiscono gli angeli, trema negli inferi il Nemico del genere umano, sulla terra si rialza l’uomo caduto. Esulti il santo, perché si avvicina la salvezza. Esulti il peccatore, perché è invitato al perdono. Esultiamo tutti noi perché siamo chiamati alla vita”. Accogliamo nel cuore questo Bambino ch’è nato e in noi nascerà l’amore. Non importa se il nostro cuore è un po’ maleodorante, a Gesù è bastato una mangiatoia. Accogliamolo e ci scalderà il cuore, accogliamolo e avremo un cuore nuovo, più capace di amare gli altri. Scriveva un mistico del Seicento: “nascesse Cristo mille volte a Betlemme, ma non nel tuo cuore, saresti perso in eterno”.
Ecco, a Natale Gesù deve rinascere nei cuori. Quando si dice che almeno a Natale bisogna essere più buoni, si dice una cosa vera. E come se non c’è bisogno di essere migliori, di essere più sereni, più solidali! E lo scambio dei regali sottolinea la qualità dell’amore di natale, ossia la gratuità, il regalo, appunto l’amore di Dio che non chiede niente in cambio.
Cari amici, tutti abbiamo bisogno di crescere nell’amore, di donare più amare, di abbassare il livello di rabbia e di violenza e far crescere la comprensione e la solidarietà. C’è buio sulla terra e soprattutto nei cuori. C’è buio nelle famiglie provate dalle difficoltà della crisi, c’è buio in quelle ove l’indifferenza reciproca sta superando l’affetto, c’è buio in molti giovani che non vedono con chiarezza né il presente né il futuro, c’è buio in tanti anziani soli, in tanti malati. Il Natale, per chi è maggiormente provato dalle difficoltà, non è facile. C’è bisogno che cresca l’amore perché solo con l’amore il mondo può cambiare in maniera solidale.
Il Vangelo del Natale ci chiede di accogliere quel Bambino, ossia di far nascere nei nostri cuori un po’ più di amore. C’è bisogno che apprendiamo ad aprire gli occhi del cuore per commuoverci di più su chi sta peggio di noi, su chi ha bisogno di conforto e di aiuto. Domani, dopo l’ultima Messa della mattina, ci sarà il pranzo dei poveri qui in cattedrale. E’ una tradizione iniziata nel 1982 a Santa Maria in Trastevere a Roma e proseguita in tante parti del mondo. E’ il ritrovarsi insieme, in famiglia, di tante persone che altrimenti trascorrerebbero il Natale da sole perché non hanno la possibilità di invitare nessuno o perché non hanno la famiglia con loro. Ogni giorno i poveri vengono accolti, non solo il giorno di Natale in Cattedrale. Sapete che ogni sera è aperta qui accanto, a San Martino, la mensa per loro. Ma domani, giorno di Natale, il pranzo sarà preparato qui. La tavola che vedete davanti l’altare è la prima di tante altre che riempiranno l’intera navata centrale. Circa duecento poveri saranno accolti per il pranzo di Natale. E’ il pranzo per chi è solo e non sa dove andare. Qualcuno pensa: ma non si può fare in un’altra sala? Certo. Ma abbiamo bisogno di un segno. Domani i poveri sono al centro della Chiesa, un centro che non è solo fisico, ma di amore, di attenzione. E’ una sorta di presepe alla rovescia. Nel presepe, viene Gesù e noi gli offriamo una stalla per nascere, perché per Gesù non c’era posto. Domani, il Signore vede venire i poveri e gli prepara la sua cattedrale. E’ un segno di come dobbiamo aprire il nostro cuore per accogliere coloro che rappresentano Gesù, i poveri, i deboli, i soli. E’ un segno che rende vero il Natale. E chiunque di voi vuole in qualche modo partecipare vivrà il Natale in maniera ancor più vera.
E per comprendere appieno questo mistero vorrei donare a voi, care sorelle e cari fratelli, il libro dei Vangeli delle Messe di ogni giorno del 2010 con un piccolo commento spirituale. Chiunque lo apre e lo legge, celebra ogni giorno il Natale. Sì perché ogni volta che ascoltiamo il vangelo, il Verbo, quel Bambino, prende carne nel nostro cuore, nella nostra vita. Care sorelle e cari fratelli, accogliete il Vangelo che vi viene consegnato. Apritene ogni giorno una pagina e anche voi, come Gesù, crescerete in sapienza in età e in grazia. Accogliete il Vangelo e il vostro cuore si aprirà alla vita e all’amore. E’ Natale! Gesù, Bambino piccolo e indifeso, bussa alle porte del cuore di ciascuno di noi: beati noi se le apriremo. Egli verrà e in noi rinascerà l’amore