Pasqua 2011 – Veglia notte
Care sorelle e cari fratelli,
questa notte siamo come stati presi per mano dalla Liturgia per comprendere il mistero che stiamo celebrando: la risurrezione di Gesù dai morti. Abbiamo iniziato dal fondo della Chiesa, dalla porta, che anche nell’intenzione del grande affresco della parete rappresenta il buio del sepolcro; accanto, infatti, vi è disegnata la tomba vuota con un drappo disteso sui bordi per indicare che è vuoto. Abbiamo imitato le due donne di cui parla il Vangelo che, quand’era ancora buio, si recarono appunto sino al sepolcro per fare un ultimo atto di pietà verso il corpo morto di Gesù.
Ci fu un improvviso terremoto ed ecco apparire un angelo che rotola via la pietra che chiudeva l’ingresso. Vi si siede sopra come fosse un pulpito e di lì parla alle donne: “Voi, non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso Non è qui. E’risorto”. E’ il Vangelo della Pasqua. Questa sera è stato rivolto anche a noi, come allora alle due donne. Erano solo due povere donne; eppure da loro partiva la nuova storia del mondo; due sole donne rispetto alla grande Gerusalemme e ai suoi poteri civili e religiosi. Cosa potevano fare? Eppure Gesù fece partire da loro l’intera vicenda cristiana. Anche noi siamo pochi di fronte alla nostra città, alla nostra regione, al nostro paese. Potremmo dire anche noi, cosa possiamo fare di fronte a tutto quel che sta accadendo da noi e fuori? Penso ai problemi della nostra Terni, e non solo a quelli gravissimi che riguardano il lavoro e lo sviluppo, ma anche a quelli delle persone sole, o di quelle che vivono senza speranza, ai ragazzi che non trovano il senso della vita. E poi la situazione pesante della nostra regione o quella dell’Italia che vede acuirsi sempre più un clima conflittuale che non permette di vedere e affrontare i problemi più seri e gravi del paese. E che dire di quello che sta accadendo nel Mediterraneo del Sud e nel Medio Oriente? Se da una parte si intravede una primavera straordinaria, dall’altra assistiamo a folle inermi, falcidiate dai cecchini e un Occidente distratto perché impegnato a rivedere le regole d’ingresso degli stranieri. Cosa possiamo fare noi? E’ la stessa domanda che si ponevano quelle donne mentre andavano al sepolcro: chi ci aiuterà a togliere la pietra dal sepolcro?
La Pasqua torna per questo. Gesù risorto è la speranza di una nuova vita. Colui che era stato crocifisso ha vinto la morte. L’amore che lo aveva guidato per l’intera vita sino a farlo salire sulla croce ha vinto anche la morte. Ricordate cosa gridava la gente sotto la croce? “Salva te stesso!”. Ma è proprio questa ricerca dell’amore per sé che é la causa dei mali che affliggono le nostre società. Ogni volta che ci ripieghiamo su noi stessi e sui nostri interessi, il male si fa largo tra noi e ci avviluppa nelle sue spire. L’amore di Dio è estroverso, porta Lui stesso ad uscire da sé, come scrive l’apostolo Paolo: Egli che era nella condizione di Dio, svuotò se stesso, assumendo la condizione di servo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte. Per questo Dio lo ha esaltato, ossia lo ha fatto risorgere. L’amore che Gesù ha vissuto è ciò che vince ogni male e permette alla vita di risorgere dalla tristezza nella quale i caduta. Sì, è possibile che risorga una vita nuova. Non siamo più condannati a restare chiusi nella tomba di un mondo violento da cui sembra impossibile uscire, non siamo condannati ad essere sigillati dalla pietra pesante della rassegnazione che chiude ogni speranza di nuovo futuro. Possiamo risorgere assieme a Gesù. “Non abbiate paura!” ci ripete l’angelo. E tornano in mente le parole che Giovanni Paolo II ripeté all’inizio del suo pontificato quando aggiunse “aprite le porte a Cristo”. Sì, la Pasqua è anche un terremoto, ossia un evento che riguarda l’intera società. Se apriamo il cuore al Signore anche noi, come quelle due donne, sapremo comunicare il Vangelo della speranza.