Notte di Natale – Cattedrale di Terni
Care sorelle e cari fratelli,
l’angelo annuncia anche a noi: “Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo; oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è Cristo Signore”. Non temete! Non abbiate paura! L’Amore è venuto a visitarci: non siamo più abbandonati, non siamo più condannati alla solitudine, non siamo più schiavi della violenza e della morte. Questa notte Dio ha scelto di venire ad abitare nel cuore di ciascuno di noi. Non ha scelto di nascere tra i grandi e sontuosi palazzi della Roma imperiale, ma in una oscura cittadina della periferia dell’Impero mentre era imperatore Cesare Augusto, anzi, neppure in una casa; in una stalla, fuori dell’abitato. Dio si è innamorato di noi ed ha posto la sua tenda in mezzo a noi. Il Natale è Dio che sceglie di stare con noi. E si fa Bambino. Per amore.
Infatti, non siamo salvati dai grandi centri di potere, gli stessi che hanno generato la crisi attuale sia economica, amministrativa, sociale, ma la salvezza viene da quel Bambino. Questa notte è diversa, è strana, perché in tanti siamo venuti per un Bambino ed è questo il mistero che salva la nostra vita. Non ci sono altri poteri che possono salvarci né politici, né economici, né militari. Anche la lettera che ho scritto alla diocesi è di speranza che questo Bambino riaccenda la nostra passione, la nostra energia per sopraffare quella rassegnazione che nasce da poteri occulti che non riusciamo a fronteggiare, da poteri finanziari che non riusciamo a tenere tra e briglie. Che cosa possiamo fare? Ci sono chiesti sacrifici in questo tempo e alcuni pesanti. Ma il Natale non è una parentesi per venire in chiesa e poi passati questi giorni tutto ritorna come prima. No Gesù non è venuto come una sorta di anestetico, ma è venuto per cambiarci, come un potente che porta la salvezza per tutti, che cambia la storia.
Accogliamo l’annuncio di questa notte come un annuncio di speranza; sì a Natale possiamo ripartire, possiamo rinascere, possiamo fronteggiare la crisi che è innanzi tutto una crisi interiore, una crisi di speranza, di rassegnazione di fronte a quanto sta accadendo attorno a noi. La crisi nasce dal persistente ripiegarsi su se stessi, dalla persistente pretendere solo per sé senza considerare chi ci sta attorno, dalla tenacia di difendere la propria nicchia dimenticandosi degli altri. Ma la nicchia, a lungo andare, diventa un cimitero. C’è bisogno di riscoprire la bellezza della dell’amicizia, dell’amore, del volersi bene al di là tutti i problemi, anzi più c’è la crisi più deve crescere la nostra amicizia, perché il rischio – come scrivo nella lettera che vi sarà consegnata al termine della celebrazione – è quello di credere che, poiché c’è sofferenza siamo come spinti a ritenere di essere con la coscienza a posto se pensiamo solo a noi stessi. Ma così si perpetua la crisi, quella frantumazione che vediamo nel nostro Paese, in Europa che fa fatica a tenersi insieme, nel mondo dove le guerre non si risolvono e non portano la pace come accade ancora in Iraq.
Il Natale chiede a tutti una rinascita interiore, chiede di capire il senso della nostra vita, chiede di non relegare la speranza della salvezza in una sorta di arricchimento continuo al di là di qualsiasi dimensione umana, anzi forse abbiamo vissuto e viviamo al di sopra delle nostre possibilità. C’è bisogno di ripensare una maggiore sobrietà nella nostra vita, per dare più peso ai rapporti umani tra di noi, per essere più attenti ad una vita di amicizia, più saldi nel mantenere i rapporti tra noi, all’interno della famiglia, all’interno della città. E laddove questo si fa, si vince. E posso dire proprio in questi giorni che quegli operai e imprenditori del polo chimico di Terni che stavano camminando nelle tenebre oggi, grazie alla solidarietà e alla tenacia di tutti, ad una lotta che ci ha permesso di resistere, hanno visto accendersi una luce che si è accesa per tutti. Sono lieto di poterlo dire questa notte, perché in questi momenti difficili e drammatici, l’unione, la solidarietà e la preghiera ci hanno aperto un futuro. La preghiera è fondamentale perchè ci aiuta a guardare i sofferenti, i più deboli, le persone bisognose, gli operai che perdono il lavoro, ci aiuta a sostenere questo nostro Paese che rischia di perdere la speranza e l’Europa e a lottare per non infrangere un sogno che ha portato la pace per decenni.
Ecco perché una bassa tensione spirituale e morale vuol dire anche una bassa tensione solidale, una bassa tensione di vita. E’ Natale e il Signore ci chiede di comprendere che la vita vale se è spesa per gli altri. Lui che è venuto sulla terra mentre noi non l’abbiamo accolto, Lui che non ne è andato perché ci ama al di là delle nostre risposte. E’ questo l’amore che salva, è questo l’amore che deve nascere nei nostri cuori, perché cresca in noi l’amore, quello che sa donare e non solo pretendere, che sa spendere e non solo accaparrare, che sa andare oltre i limiti e non solo calcolare. L’augurio che vorrei fare è che questa notte questa santa liturgia afaccia nascere in noi un po’ più d’amore. Dimentichiamo i nostri calcoli, la difesa dell’io che in genere facciamo con una tenacia incredibile, e lasciamoci toccare il cuore, soprattutto dai nostri bambini che aspettano tenerezza, lasciamoci ferire dai tanti che piangono, dalla gente che sta sola e abbandonata, senza una parola.
Cari amici, tutti abbiamo bisogno di crescere nell’amore, di donare più amare, di abbassare il livello di rabbia e di violenza e far crescere la comprensione e la solidarietà. C’è buio sulla terra e soprattutto nei cuori. C’è buio nelle famiglie provate dalle difficoltà della crisi, c’è buio in quelle ove l’indifferenza reciproca sta superando l’affetto, c’è buio in molti giovani che non vedono con chiarezza né il presente né il futuro, c’è buio in tanti anziani soli, in tanti malati. Il Vangelo del Natale ci chiede di accogliere quel Bambino, ossia di far nascere nei nostri cuori un po’ più di amore. C’è bisogno che apprendiamo ad aprire gli occhi del cuore per commuoverci di più su chi sta peggio di noi, su chi ha bisogno di conforto e di aiuto. Domani, dopo l’ultima Messa della mattina, ci sarà il pranzo dei poveri qui in cattedrale. La tavola preparata posta davanti l’altare è la prima di tante altre che riempiranno ha chiesa. Più di trecento poveri saranno accolti per il pranzo di Natale. E’ il pranzo per chi è solo e non sa dove andare. In tanti hanno partecipato alla preparazione, dai carcerati che offrono il pane fatto da loro ad alcuni studenti di Narni che hanno preparato i tavoli, da chi ha preparato i regali ai tanti altri che hanno preparato il cibo e ai molti vengono domani a servire. E’ il ritrovarsi insieme, in famiglia, di tante persone che altrimenti trascorrerebbero il Natale da sole perché non hanno la possibilità di invitare nessuno o perché non hanno la famiglia con loro.
Buon Natale a questa nostra città che ha bisogno che la frammentazione venga sconfitta, che ha bisogno di una solidarietà più evidente, più immediata, più veloce, più audace. Buon Natale anche a questa città perché riscopra la bellezza e la forza di una solidarietà che può cambiare il corso di questi anni che sono decisivi per il futuro.