Pasqua 2012 – Veglia pasquale
Care sorelle e cari fratelli,
ill vangelo di Marco che abbiamo ascoltato mostra le donne rassegnate alla morte di Gesù. Erano le tre donne della Galilea che avevano seguito Gesù per tre anni sino a Gerusalemme fin sotto la croce. Si alzarono presto la mattina del giorno dopo il sabato per fare un ultimo gesto di affetto verso quel corpo morto, un ultimo gesto d’amore. Con oli preziosi volevano portare un gesto di affetto verso quel maestro che le aveva capite, amate anche salvate. Quando giunsero vicino al sepolcro videro che la pietra era stata rotolata via. Entrarono nel sepolcro e videro un angelo che disse loro: “Andate a dire agli apostoli che Gesù lo precede in Galilea”. In quel momento non capirono cosa significasse che Cristo fosse risorto dai morti. Forse anche noi non lo sappiamo. Si sente spesso dire anche da cristiani, “sì c’è qualcosa dopo la morte, poi vedremo”. Che cos’è il mistero della resurrezione? C’è anzitutto una verità che dobbiamo comprendere cominciando dall’inizio di questa celebrazione quando abbiamo messo i cinque chiodi delle cinque piaghe di Gesù sul cero spento, che già ci indicano che il Risorto è quell’uomo lì, quello crocifisso che ed è risorto con le stesse piaghe con i segni della crocifissione. Gesù risorge intero, il suo corpo e spirito sono come rinati dal di dentro. Gesù ci dice che chiunque lo accoglie ha vinto la morte, risorge a una vita nuova, il cuore della fede cristiana ci dice che la morte non ha più potere su di noi. In verità quella notte Gesù ha sconfitto la morte ed è risorto. Mentre oggi sulla morte c’è un silenzio tombale, non se ne parla, non la si vuole vedere, perché fa paura, spesso non sappiamo dire parole che tocchino e ci facciano comprende la grande vittoria di Gesù sulla morte, sulla distruzione, sull’annullamento, sul cadere nel nulla. Ma questo, care sorelle e cari fratelli, sta a dire che la risurrezione non opera solo dopo la morte. Essa opera sin da ora. Il risorto ci rende partecipi sin da ora della sua risurrezione, tanto che siamo chiamati “figli della risurrezione”.
E oggi in questo mondo, cattivo ed anche violento, spesso si vuole mettere una pietra tombale sulla morte come accade quando si scatenano le guerre, quando si lasciano gli anziani nei cronicari, quando si uccidono i bambini prima di nascere, quando si eliminano gli handiccapati, ritenendo che la dignità sia quella che decidiamo noi e non quella che decide Dio, dimenticando troppo spesso che il Signore ci ama come siamo. La nostra vita è nell’amore di Dio. E’ l’amore la vera dignità!
Sorelle e fratelli chiediamoci dove sta l’amore, dove sta la vicinanza e la solidarietà, mentre le statistiche ci dicono che in Italia in tanti preferiscono l’eutanasia e l’aborto. Chiediamoci se amiamo davvero chi ci sta accanto, se sentiamo la responsabilità di rendere gli altri più felici perché si sentono amati. Questa è la resurrezione, è l’amore di Dio che resuscita la nostra vita. La resurrezione è il fermento di un alito immortale che Dio immette nel nostro cuore. La Pasqua non è solo un rituale, ma lievito che trasforma, un cambiamento profondo della nostra vita, di Terni, dell’Umbria, dell’Italia e del mondo. Questi nostri fratelli e sorelle vestiti di bianco che ci hanno accompagnato in questa veglia pasquale, ci ricordano che il Battesimo è quel seme d’immortalità che è deposto nel nostro cuore, è quel fermento di resurrezione che ci sta dentro e allontana il male, facendo crescere il bene, distruggendo l’odio e facendo crescere l’amore, scacciano l’indifferenza e facendo allargare il cuore verso tutti e particolarmente verso chi ha più bisogno. Mentre il cero acceso dal quale abbiamo preso tutti la luce è il segno della resurrezione che è entrata nel nostro cuore attraverso le nostre mani. Chi ascolta il vangelo accoglie in sé una parola che fa risorgere, chi aiuta i più poveri tocca Gesù risorto, chi s’impegna perché il mondo cambi e non si rassegna costui lo può dire se dentro ha la resurrezione. I salmi e le letture che abbiamo ascoltato, sono parole che escono da Dio e fanno risorgere i nostri cuori. L’essere meno tristi, arrabbiati, meno chiusi in sé stessi, più generosi con gli altri è questo il senso della buona pasqua, perchè ciascuno di noi risorga,accolga la luce e la parola, la fraternità e la scintilla di commozione di questa notte.
Il Battesimo che abbiamo ricevuto è il primo seme della resurrezione che è scesa nel nostro corpo e che diventa come lievito nella vita. In quel giorno è stato deposto nel nostro cuore il seme della risurrezione. E anche ogni volta che ascoltiamo il Vangelo vengono seminate in noi parole di risurrezione. E quando ci comunichiamo al corpo e sangue del Signore partecipiamo alla sua morte e alla sua risurrezione. E tutte le volte che il nostro cuore si commuove per gli altri, quando operiamo per il bene di tutti, quando ci impegniamo per cambiare la nostra città, il nostro mondo noi aiutiamo la risurrezione ad attuarsi. La resurrezione è quell’energia che rinnova il mondo, le nostre città, che ci vede presenti e attivi nella vita del mondo come seme che dà buoni frutti. Certo, noi cristiani siamo deboli e peccatori, come tutti, e tuttavia siamo chiamati ad essere lievito di vita, sale che rende sapiente la vita, luce che sa indicare la bellezza dell’amore. Così come la celebrazione domenicale è il lievito del cambiamento dei fedeli, della chiesa e della città di Terni. Il Signore Gesù risorto ci rende partecipi del suo sogno di far risorgere il mondo dalla tristezza del peccato, delle guerre, delle ingiustizie, da tutti quei mali che ancora oggi in questa Pasqua 2012 rendono la spesso senza gioia. E’ questa capacità di avere uno sguardo generoso sul mondo, uno sguardo che ci fa superare ogni chiusura, ogni ripiegamento, e ci inserisce in quel disegno universale di Dio che non ci fa dimenticare chi soffre e al contempo essere solidali con chi è in difficoltà. L’amore che Gesù ha vissuto è ciò che vince ogni male e permette alla vita di risorgere dalla tristezza nella quale i caduta. Non siamo più condannati a restare chiusi nella tomba di un mondo violento da cui sembra impossibile uscire, non siamo condannati ad essere sigillati dalla pietra pesante della rassegnazione che chiude ogni speranza di nuovo futuro.