XXXII Settimana del Tempo Ordinario – sabato
Lc 18,1-8
[1]Disse loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi: [2]«C’era in una città un giudice, che non temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno. [3]In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio avversario. [4]Per un certo tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: Anche se non temo Dio e non ho rispetto di nessuno, [5]poiché questa vedova è così molesta le farò giustizia, perché non venga continuamente a importunarmi». [6]E il Signore soggiunse: «Avete udito ciò che dice il giudice disonesto. [7]E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui, e li farà a lungo aspettare? [8]Vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».
Gesù, per sua esperienza personale, sa che il Padre sempre lo ascolta: “Padre ti ringrazio che mi hai ascoltato, io sapevo che sempre mi dai ascolto”, dice davanti alla tomba di Lazzaro (Gv 11, 41-42). Egli vuole che i discepoli siano certi, come lo è lui, che la preghiera viene sempre ascoltata dal Padre. E narra loro la parabola di una povera vedova che chiede giustizia ad un giudice. Questa vedova, simbolo dell’impotenza in una società come quella del tempo di Gesù, con la sua insistenza presso il giudice, disonesto e duro di cuore, viene alla fine esaudita ed ottiene giustizia. Quanto più ascolterà voi, sembra dire Gesù ai discepoli, il Padre vostro dei cieli che non solo è giusto ma ha un cuore grande e misericordioso? Il Vangelo vuole convincerci in ogni modo della forza e della potenza della preghiera: quando essa è insistente si può dire che obbliga Dio a intervenire. Per questo l’assiduità nella preghiera è la prima opera del discepolo ed in essa è la sua forza.