Seconda settimana di Pasqua – venerdi

Tiberìade, [2]e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi. [3]Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi discepoli. [4]Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. [5]Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». [6]Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che stava per fare. [7]Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo». [8]Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: [9]«C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». [10]Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si sedettero dunque ed erano circa cinquemila uomini. [11]Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero. [12]E quando furono saziati, disse ai discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». [13]Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato. [14]Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire: «Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!». [15]Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo.

La folla, per rimanere ad ascoltare Gesù, dimentica persino di mangiare. Gesù se ne rende conto e chiede a Filippo di provvedere per il cibo. Andrea, presente al colloquio, si fa avanti e dice che purtroppo ci sono solo cinque pani d’orzo e due pesci, praticamente, nulla. Per loro il discorso è chiuso. L’unica cosa che resta da fare è rimandare a casa la folla prima che sia troppo tardi. I discepoli non hanno ancora compreso Gesù, non sanno che non manda via nessuno. E’ questo amore forte che opera il miracolo; perché nulla è impossibile all’amore. Quei pani infatti messi nelle mani di Gesù, il compassionevole, bastano per tutti. A differenza dei Sinottici, qui Gesù agisce da solo; è lui che prende i pani, li moltiplica e li distribuisce. C’è un rapporto diretto tra il pastore e le pecore. È stato sufficiente mettere quei pani nelle mani del Signore perché avvenisse il miracolo. Le sue mani non trattengono per sé, sono abituate ad aprirsi, ad essere generose. Il miracolo continua se noi, come quel ragazzo, lasciamo la grettezza dei discepoli e mettiamo nelle mani del Signore i poveri pani d’orzo che possediamo. La folla lo voleva proclamare re. Ma egli fuggì sul monte, da solo. Gesù non vuole svilire l’urgenza del pane, semmai sottolinea la necessità di nutrirsi con un pane eterno: l’amicizia con lui.