Padri evaporati
Il dialogo tra le generazioni è sempre stato faticoso e complesso. La situazione attuale presenta però una difficoltà specifica e mai vista prima: quasi una rottura nella successione tra le generazioni. Quando i figli sono capaci di utilizzare le tecniche infinitamente meglio dei genitori, si può trasmettere ancora qualcosa a chi viene dopo di noi, ai nostri figli? E comunque c’è qualcosa che vale la pena di trasmettere? Sono domande radicali che spesso inquietano i padri e le madri di oggi, mettendone in discussione l’impegno e la tenuta nella dedizione. Il rischio è che i padri e le madri si percepiscano come l’ultimo anello di una catena ormai spezzata.
C’è da dire anzitutto che il disagio dei giovani di questo tempo non sembra più causato da una eccessiva presenza del padre, come poteva accadere nel recente passato quando si sentiva l’urgenza di liberarsi da un peso troppo ingombrante. Oggi la figura paterna sembra tramontata, scomparsa. In effetti, il dramma dei giovani oggi sembra l’opposto di ieri: si sentono abbandonati dai padri, e attendono con forza un ritorno della paternità. Lo studioso Massimo Recalcati paragona i ragazzi di oggi al figlio di Ulisse, Telemaco che aspetta il ritorno del padre in guerra: i figli, infatti, stanno in riva al mare e scrutano l’orizzonte aspettando che il padre ritorni e metta ordine nell’isola dominata e saccheggiata dai Proci. Telemaco cerca il padre, non come rivale con il quale battersi, ma come una speranza, come la possibilità di riportare una Legge nell’isola devastata dalla sua assenza.
Mi chiedo – per fare un salto nella realtà attuale − se qualcosa di questo desiderio di paternità non sia riemerso con Papa Francesco che continua a radunare persone provenienti da ogni dove e di qualunque età. È re-iniziata un’alleanza? Ovviamente ce lo auguriamo. Fa comunque riflettere che tale alleanza si riaccenda in un contesto religioso che appare fresco, diretto, ospitale.
È la storia che ci racconta tutta la Scrittura, che può essere riletta attraverso il filo rosso dello scambio delle generazioni, della consegna che i padri fanno ai figli, anche nei suoi aspetti non sempre facili, come dimostra, ad esempio, la vicenda tragica e insieme carica di affetto di Davide e di suo figlio Assalonne.
Non dobbiamo avere paura delle fatiche, dei tradimenti che ogni gesto di trasmissione necessariamente comporta e che devono accadere perché un figlio diventi adulto. Non dobbiamo neanche cadere nella tentazione di mitizzare un passato: non abbiamo bisogno di padri padroni come il passato talvolta ci ha consegnato. Essere padri oggi è qualcosa che chiede un sagace discernimento dei segni di questo tempo. È un compito faticoso, ma che va svolto con decisione e con piena fiducia. È compito che chiede di esser sostenuto e aiutato dai credenti e anche da chi non crede ma ha a cuore la vita buona della società.
Cari padri, non abbiate paura di essere tali, di essere riconosciuti e chiamati così da vostri figli: essi hanno bisogno di voi, della vostra autorevolezza, della vostra sapienza, anche dei vostri dubbi e delle vostre fatiche. Sarete contestati e provocati, ma è proprio grazie a questa dono che farete ai vostri figli che essi cresceranno e diventeranno grandi.