“Se cerchi Dio significa che lui ti ha già trovato”
di Arnaldo Casali
“Mentre eravamo impegnati a caldeggiare divisioni, muri e sovranismi, questo parassita – che non è neppure un essere vivente – ha attraversato tranquillamente le frontiere e ci ha messo in ginocchio. Ci ha fatto scoprire che ciascuno di noi è importante”.
E’ stato il Gran Cancelliere Vincenzo Paglia a tenere a battesimo – insieme a Pif – Adesso in onda il Gp2, il talk show settimanale trasmesso su facebook con cui l’Istituto Giovanni Paolo II racconta le tante sfaccettature di matrimonio e famiglia.
Il programma ha debuttato il 28 maggio 2020 e nella sua prima stagione ha affrontato tematiche come adozione, economia, cinema, politica, povertà relazionali, disabilità e pandemia e visto ospiti anche Christian e Michela Cinti, Gilfredo Marengo, Orietta Grazioli, Gigi De Palo, Vincenzo Rosito, Valeria Guarino, Luciano Moia, Francesco Belletti, Jacob Koipally, Rafael Fornasier, Matteo Rizzolli, Vincenzo Bassi, Alessandro D’Alatri, suor Veronica Donatello, Elena Pasquali e Andrea Ciucci.
L’emergenza dovuta al Coronavirus, da cui stiamo faticosamente uscendo, ci ha portato a chiuderci in noi stessi e a guardare agli altri come un pericolo. Eppure lei ha scritto un libro chiamato Pandemia e fraternità.
“E’ vero che ci siamo isolati, ma non lo abbiamo fatto solo per difenderci, ma anche per proteggere gli altri. Questo virus ha un potenziale terribile ma ci ha dimostrato che siamo tutti legati gli uni agli altri. Quale è il modo per uscirne? Fare di questo legame de facto una scelta di fraternità, di un futuro nuovo per cui i muri non servono, visto che tanto non possono fermare i virus. Il Covid-19 ci ha fatto capire che pensare ognuno agli affari propri non serve, perché basta un virus per stendere tutto, anche il sistema finanziario. Per questo credo che questa emergenza ci suggerisca di allearci contro la solitudine e l’individualismo. Ecco, io penso che siamo tutti un’unica famiglia e in questo senso combattere la pandemia significa riscoprire la fraternità, che era una delle tre parole della Rivoluzione francese e che è stata completamente abbandonata. Per questo ho scritto questo libro come luce di speranza, certo non come rassegnazione ad un virus di cui non conosciamo ancora la sopravvivenza. Quel che è certo è che non possiamo stare seduti ad aspettare il vaccino: il coronavirus si vince da subito se quella distanza che dobbiamo pur mantenere non si trasforma in solitudine o egoismo”.
Pif ha detto che da quando si dichiara agnostico Dio è molto più presente nella sua vita: Lei una volta ha detto che il credente non è colui che crede nell’esistenza di Dio ma colui al quale Dio cambia la vita.
“La fede è un innamoramento. Che Dio esista il diavolo lo sa benissimo, ma questo non fa del diavolo un credente. Nella fede cristiana il primo credente è Dio, non perché Dio ritenga che l’uomo esista, ma perché Dio crede nell’uomo. Chi cerca, cerca perché non è soddisfatto, non è rassegnato. Io credo che la ricerca di Dio e della Verità siano il cammino della fede. I grandi pensatori cristiani hanno detto nessuno cerca Dio, se Dio non l’ha già trovato. Esistono poi dei segni che Dio ci dà: il povero, il creato, la messa, il Vangelo. Se tu ti avvicini e ti innamorati di queste cose, ti stai innamorando di Dio, quindi non è un problema di cervello, ma di cuore, di passione: una pratica frigida ti fa diventare agnostico, e direi per fortuna. Tutti noi siamo un po’ agnostici, per questo non dobbiamo mai smettere di cercare Dio”.
Spesso pensiamo alle regole e ci dimentichiamo l’amore.
“Il problema è pensare che il cristianesimo sia una serie di pratiche da fare e una serie di teorie da credere. Non è così perché il cristianesimo ci chiede innanzitutto un cambiamento del cuore e di vita. E non è semplicissimo, perché si tratta di un cambiamento radicale – la conversione – e questo non è normale né scontato perché comporta una scelta. Francesco d’Assisi nel suo Testamento scrive: “Quando ero nei peccati mi sembrava una cosa troppo amare vedere i lebbrosi, ma poi quello che era amaro si trasformò in dolcezza di anima e di corpo”. La conversione cristiana è scomoda, ma è proprio questa scomodità a implicare un cambiamento, che arriva fino a dare la propria vita per gli altri”.
Il 50% degli italiani si sposa ma un matrimonio su tre fallisce. E la maggior parte dei matrimoni annullati lo sono per “immaturità psichica”.
“Chi è maturo per sposarsi? E chi è maturo per fare il prete, il vescovo, il papa? Il problema è che siamo malati di narcisismo. Chi è narcisista non ama davvero l’altro, vuole che l’altro si specchi in lui: allora se noi invece dell’amore – quello che cambia e trasforma – pensiamo al matrimonio come ad una soddisfazione individuale, per forza fallisce. Se invece concepiamo l’amore come un lavoro per edificare una casa solida, questo richiede anche fatica, rinuncia, impegno, sopportazione. In questo senso un punto cruciale su cui dovremmo riflettere è una eccessiva dimensione narcisista della vita. Dire “prima gli italiani” è una forma di narcisismo collettivo che ci porta al fallimento, perché noi siamo “condannati” a stare con gli altri. Abbiamo dimenticato il grande tema della generatività: Narciso è sterile, non fa storia. Dobbiamo allargare l’orizzonte e riscoprire la responsabilità degli affetti”.
Quale è il legame tra cristianesimo e famiglia?
“I cristiani sono essi stessi una famiglia: potremo dire che Gesù è venuto non semplicemente a benedire le coppie: è venuto a creare un nuovo tipo di famiglia, ossia a scardinare i confini rigidi dei diversi narcisismi. Quando gli dissero: “Ci sono tua madre e i tuoi fratelli che ti aspettano” lui rispose: “Mia madre e i miei fratelli sono quelli che ascoltano la mia parola”. Oggi purtroppo viviamo una separazione: la comunità cristiana è una sorta di club di sacramenti e la famiglia è slegata dalla comunità: è un suo piccolo cerchio che di comunità ha poco, ecco perché secondo me bisogna contaminarsi di più. La famiglia deve vivere con la comunità cristiana e insieme devono rendere più familiare il quartiere, la città, la nazione, il mondo. Per questo papa Francesco dice: i rapporti familiari sono talmente importanti che se pure sono un po’ feriti e un po’ slabbrati dobbiamo stargli vicino e aiutarli. Se c’è anche solo una scintilla, non la dobbiamo spegnere”.
In questo periodo è uscito un altro suo libro chiamato L’arte della preghiera. Che cos’è la preghiera?
“Non è un atto di devozione, ma è il lavoro vero del cristiano. E’ un lavoro di confronto con Dio incredibile e a volte anche drammatico. Se pensiamo alla preghiera di papa Francesco il 27 marzo da solo in una piazza San Pietro vuota e lui che dice: “Ma non ti importa che moriamo?”. E’ il dialogo con Dio che richiede ascolto e consapevolezza. Mi ha fatto impressione un piccolo ricordo di un mio amico ebreo che andò a Gerusalemme accompagnato da un rabbino e in una sinagoga vide davanti all’armadio della Torah un ometto piccolo che saltava e gridava con i pugni al cielo. “Ma che fa?”, chiese. “E’ arrabbiato con Dio”. Nel libro dei salmi che ho commentato la preghiera è anche questo: lode, stupore, invocazione, dialogo confidente, sereno. Un grande teologo del secolo scorso diceva: “Dio non agisce allo stesso modo se preghi o no”. La preghiera può piegare Dio ad ascoltarti, perché c’è un’alleanza: tu Dio mi chiedi di pregarti, io ti chiedo di piegarti”.
(da www.istitutogp2.it)