Gli anziani sono una risorsa, serve una rivoluzione culturale
Finalmente abbiamo una legge che vuole aiutare e provocare una rivoluzione culturale” per arrivare “non a una prestazione a seconda delle problematiche degli anziani, ma al prendersi cura di tutto il popolo degli anziani”. Così monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Commissione per l’attuazione della riforma dell’assistenza sanitaria e socio-sanitaria della popolazione anziana del ministero della Salute, a margine della presentazione a Milano del suo libro ‘L’età grande: la nuova legge per gli anziani‘ edito da Edra, ha commentato in un’intervista a Sanità33 il decreto approvato in Consiglio dei Ministri, previsto dalla Legge 33/2023 e dedicato all’assistenza delle persone anziane. Il provvedimento, si propone di promuovere la dignità e l’autonomia, l’inclusione sociale, l’invecchiamento attivo e la prevenzione della fragilità della popolazione anziana.
“Il Covid ci ha fatto scoprire una realtà in maniera drammatica, ci ha mostrato un nuovo popolo per la prima volta così numeroso, quello degli anziani, che però non era sostenuto. Per un verso la società ci fa vivere 20-30 anni in più, per l’altro verso non ci sa mantenere. Questa legge risponde a questa contraddizione. Gli anziani aumentano, ma la vecchiaia neppure si può nominare perché significa fine, scarto. E questa legge aiuta tutti ad avere una nuova consapevolezza che la vecchiaia è anche una risorsa, non è solo un problema” sottolinea.
“La vecchiaia deve essere un grande tesoro” aggiunge Monsignor Paglia. Non è possibile risolvere tutti i problemi, e questa legge richiede un’applicazione attraverso delle sperimentazioni per mostrare che, se gli anziani sono aiutati a casa loro, il risparmio sarà enorme, staranno meglio e si risparmia, si va meno al pronto soccorso, si sta meno in ospedale. C’è come un circolo virtuoso che deve essere avviato, c’è bisogno di coraggio e di creatività. Il futuro ha bisogno di essere sognato”. Oltre all’assistenza domiciliare quali sono gli altri punti importanti contenuti nel decreto? Io vorrei puntare da subito sul cohousing e sui centri diurni polivalenti” risponde monsignor Vincenzo Paglia.
È un “processo che deve coinvolgere tutte le realtà della società: il governo, le amministrazioni, il terzo settore, il volontariato, i singoli cittadini”, continua “Oggi il 30% delle famiglie italiane è composto da una persona ed è chiaro che, se noi non ci aiutiamo a ritrovare il gusto del convivere insieme rischiamo di sfarinare il Paese. Ecco perché supportare anziani soli che iniziano magari a stare insieme significa non solo la possibilità di meno spesa ma anche una capacità di convivenza che ha un potere enorme”.
“Abbiamo fatto un calcolo con la nostra commissione: il tempo che i nonni spendono con i nipoti vale una finanziaria – incalza mons. Paglia – Ecco perché una nuova alleanza tra generazioni, e il cohousing la favorisce, è una delle frontiere a mio avviso più importanti da percorrere, quasi più dell’assistenza domiciliare individuale. Nella legge questa prospettiva” della convivenza fra anziani “è sottolineata e sollecitata anche con aiuti economici perché questo significa non solo che si può stare insieme e si può vivere più a lungo e si sta anche meglio, ma si risparmia molto e si favorisce la convivenza civile. Punterei molto su questo e sui centri diurni polivalenti”.