“Aborto, Legge 194 non cambia”/ “Serve dibattito per favorire maternità”
«Il fatto che un grande Paese con una lunga tradizione democratica abbia cambiato posizione su questo tema sfida anche il mondo intero»: lo aveva detto in una nota negli scorsi giorni mons. Vincenzo Paglia, Presidente Pontificia Accademia per la Vita, in merito alla sentenza clamorosa della Suprema Corte Usa che abolisce il diritto dell’aborto come “costituzionale”.
Intervistato dal “Corriere della Sera” è oggi lo stesso Mons. Paglia a riflettere su quanto potrebbe cambiare anche in Italia dopo l’archiviazione della sentenza “Roe vs Wade” del 1973: «cambierà la Legge 194 in Italia? Ma no, non credo proprio, che c’entra, la sentenza della Corte Suprema interviene su una questione giuridica interna agli Usa. Semmai apre una discussione intorno a un problema che è anche nostro». Secondo il n.1 della Pontificia Accademia per la Vita, la sentenza americana non elimina affatto l’aborto, semmai «mi auguro che faccia riflettere ancor più sul fatto che non può esistere un diritto naturale o costituzionale ad abortire; si tratta infatti di un tema che, anche per chi non è credente, ha a che fare con almeno due vite, la madre e il figlio concepito. E forse dovremmo ricomprendere anche la figura del padre, di solito molto defilata quando si affronta l’argomento». Il tema posto indirettamente dalla sentenza della Suprema Corte riguarda una domanda antica come il mondo: «cosa significa donare vita e iniziare a vivere?».
«Ci rendiamo conto che in Italia, e altrove, non si fanno più figli?»: lo dice con chiarezza ancora Monsignor Paglia nella lunga intervista al “Corriere della Sera”. Nell’analisi successiva alla sentenza della Corte Usa, il vescovo sottolinea come «Oltre ad affermare che è più difficile abortire, dobbiamo far diventare più facile generare, far vivere e custodire bene la vita».
Il Vaticano, né tantomeno la Chiesa Italiana, desiderano “riformare” la Legge 194, ma anzi vorrebbero fosse seguita alla lettera: «La legge infatti auspicava una tutela sociale della maternità. Questa parte è stata di certo disattesa se si considera lo scarso valore che oggi ha, dopo 44 anni, la maternità. Bisogna aiutare le donne a sentirsi protette, sostenute e anche incoraggiate a mettere al mondo dei figli, e non a essere penalizzate. Esiste, nel profondo dei giovani, un gran desiderio inespresso di investire sulla vita e la generazione di figli. Cristina Comencini ha parlato della necessità di riscoprire la libertà di essere madri. Al di là del dettato di una legge, ci sono spazio e ragioni per una discussione profonda e fertile». Infine al Presidente della Pontificia Accademia in Vaticano viene chiesto se una sentenza come quella della Suprema Corte a maggioranza conservatrice possa essere motivo di scontro e spaccatura ideologica tanto negli States quanto nel resto del mondo: «Il rischio c’è, purtroppo. Ma le guerre ideologiche, oltre a creare nemici, hanno un gran difetto: sono inutili. Nessuno cambierà mai la propria ideologia estrema. Se però tutti partissimo da un fatto evidente, e cioè che gli uomini e le donne desiderano, nel profondo, avere dei figli e realizzarsi anche nel crescerli ed educarli, la discussione potrebbe farsi efficace e molto utile a un mondo, quello occidentale, che ha bisogno estremo di fare figli e di farli crescere con valori sani, davvero umani, e per chi crede cristiani», conclude Monsignor Vincenzo Paglia.