Commemorazione dei defunti
Autorità cittadine, care sorelle e cari fratelli,
ci ritroviamo questa mattina alle porte del cimitero cittadino per ricordare
Autorità cittadine, care sorelle e cari fratelli,
ci ritroviamo questa mattina alle porte del cimitero cittadino per ricordare i nostri defunti e, in modo particolare i “caduti” della nostra città, i caduti delle guerre, i caduti nel loro servizio e quelli sul lavoro. E’ una tradizione bella e significativa qui a Terni di avere grande cura del cimitero e di visitarlo spesso. E’ come se non volessimo separarci da chi abbiamo amato. E venire qui è davvero il segno di un legame che non vorremmo si interrompesse. E spesso viene da chiederci cosa fanno, cosa pensano, dove sono i nostri cari. Che ne è di loro. E’ un mistero che non ci è dato di conoscere con i soli nostri occhi. Il Vangelo della risurrezione di Gesù ci apre gli occhi della fede. Egli che sulla croce aveva detto: “Padre, nelle tue mani affido il mio spirito” è stato accolto dalle mani del Padre e risuscitato ad una nuova vita. E’ il mistero che ho voluto fosse rappresentato nella parte di fondo del nuovo affresco della cattedrale che rappresenta appunto la risurrezione di Gesù: Egli libera tutti dalla tristezza della morte e ci porta nella celeste Gerusalemme.
Oggi siamo qui per pregare per i nostri cari, per rinsaldare con loro i legami che abbiamo avuto. Non è un gesto vuoto. E’ dire che l’amore è più forte della morte. Si, è questo il senso profondo del nostro venire qui. Quest’anno al ricordo del caduti delle guerre, sui cui monumenti saranno poste le corone dei fiori, abbiamo voluto aggiungere anche quello dei morti sui lavoro. In accordo con il Sindaco e 1’Associazione Mutilati e invalidi sul lavoro, si deporrà ogni anno anche sul loro monumento una corona. Quest’anno l’abbiamo appena posta nella stazione ferroviaria di Terni a memoria di Franco. Con lui ricordiamo tutti coloro che in questi ultimi mesi sono caduti vittime di questa immane tragedia. Sono i martiri del lavoro. La loro vita è santa e la loro memoria deve essere cara a tutti noi. Saluto le loro vedove, tutte quelli presenti. Carissime sorelle, voi sapete molto più di noi cosa vuol dire trovarsi da un giorno all’altro senza più il sostegno, senza più il conforto di un uomo e con il peso di una famiglia da portare avanti. Ci stringiamo a voi e continueremo a starvi accanto. Oggi ricordiamo al Signore i vostri mariti. Essi vi sono accanto e continuano ad aiutarvi, in maniera diversa da prima ma non per questo meno forte e perché la loro morte non sia vana. Non possiamo permettere che continuino tali tragedie. C’è bisogno di un sussulto di responsabilità da parte di tutti, perché nessuno venga pin inghiottito dalla morte mentre svolge onestamente il proprio lavoro. Continueremo a dirlo perché si arresti questa terribile catena di morte.
I modi per arrestare questa catena ci sono e vanno individuati e attuati. Al fondamento di tutto c’è l’urgenza di far prevalere l’amore su qualsiasi forma di egoismo. Solo l’amore può togliere in radice ciò che provoca violenza e morte nella terra. Solo l’amore infatti è più forte della morte. Questo è l’annuncio cristiano. L’amore che viviamo tra noi, l’amore che stringiamo con i nostri cari, l’amore che ci lega a chi vogliamo bene, l’amore che instauriamo con gli altri, è più forte di ogni egoismo, di ogni indifferenza, di ogni superficialità. L’amore spezza la catena terribile di uomini sacrificati sui tanti altari fatui di questo mondo: la ricchezza a tutti i costi, il potere sopra ogni cosa, la sopraffazione di un gruppo sugli altri, la propria soddisfazione su ogni cosa. E’ nell’assenza di amore e nella prevaricazione dell’egoismo che prosperano i piccoli e grandi mali. Solo con l’amore costruiamo un mondo più sicuro, sino a farne un inizio del cielo. E’ quanto il Signore Gesü ci dice nel brano evangelico che abbiamo ascoltato. Si, l’unica cosa che conta nella vita è l’amore; l’unica cosa che resta di tutto quel che abbiamo detto e fatto, pensato e programmato, è l’amore. E l’amore è sempre grande, anche quando si manifesta in gesti piccoli come dare un bicchiere d’acqua a chi ha sete, un pezzo di pane a chi ha fame, una visita a chi è solo, una parola di conforto a chi è malato o carcerato, una mano a chi non ce la fa. L’amore è davvero grande perché scende dentro e si radica nella vita. E forte perché è sempre una scintilla di Dio che salva la terra. Beati noi se seguiremo le parole Vangelo che abbiamo ascoltato. Ci sentiremo dire al termine dei nostri giorni: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo”, e la nostra gioia sarà piena.
Questa pagina evangelica ci dice che la morte non annulla i vincoli di amore, non distrugge i legami, anzi rende eterni i gesti di affetto, di aiuto, di bontà che ci siamo scambiati lungo la vita, anche i più piccoli. Tutto l’amore viene salvato. E’ quanto ho voluto scrivere nella lettera Pastorale che sarà consegnata a tutte le case da natale: La via dell’amore. Nell’ultima parte vi è il commento alle opere di misericordia. Sì, queste opere, solo queste, ci portiamo dopo la morte. No, non ci porteremo appresso le proprietà, per le quali spesso spacchiamo le famiglie, non ci portiamo dietro i soldi sul cui altare sacrifichiamo spesso anche gli affetti, non la carriera per la quale spendiamo l’intera vita. Solo l’amore, solo i gesti di amore restano. Sì, care sorelle e fratelli, l’unica cosa che si salva dalla morte è l’amore; solo i gesti di amore resteranno per sempre. Ecco perché se vogliamo costruire davvero una città e una vita che siano belle per tutti dobbiamo amare.
Queste parole ce le sentiamo oggi dire di qui, dal nostro cimitero, che è come la sponda da cui partiamo per raggiungere l’altra riva. Di qui sono partiti tutti i nostri cari. Questo luogo ci dice che la vita non termina con la morte. Sì, il cimitero ci ricorda che l’amore è più forte della morte. È un luogo santo e facciamo bene a curarlo. La piccola chiesa del cimitero mi auguro sia sempre più un luogo di amore, di preghiera, di consolazione, di conforto. E da un anno ho voluto che anche la piccola cappellina dell’obitorio dell’Ospedale di santa Maria fosse segnata dalla presenza di un sacerdote per consolare il momento drammatico della morte con segni di amore e di preghiera.
Care sorelle e cari fratelli, da questo luogo sappiamo che la nostra città non finisce qui. Essa continua in Paradiso. E noi la edifichiamo con i gesti di amore e di misericordia, con quel bicchiere d’acqua, con quel pezzo di pane, con quella visita, con quella parola buona, con quella mano tesa, con quel sorriso. Ai nostri occhi questi gesti sembrano possono sembrare insignificanti, ma agli occhi di Dio sono eterni. Sì, l’amore è sempre più forte della morte. Amiamoci gli uni gli altri e il Paradiso inizia già da questa terra.