Conferenza stampa di presentazione dell’assemblea PAV 2023
Abbiamo concluso ieri la 28esima Assemblea Generale della Pontificia Accademia per la Vita, affrontando il tema delle tecnologie emergenti e convergenti, che del resto Papa Francesco cita esplicitamente nella Lettera Humana Communitas, che ci ha scritto per il 25° anniversario della Pontificia Accademia.
Le tecnologie emergenti e convergenti sfidano i nostri atteggiamenti mentali e il modo con cui il nostro sapere è organizzato. Esse portano anzitutto allo scoperto il collegamento tra saperi e tra diversi tipi di tecnologie. Ma, a un livello più fondamentale, mettono in luce con particolare forza la reciproca interazione tra l’essere umano e l’ambiente: ogni cambiamento dell’uno retroagisce sull’altro, per cui evolvono sempre insieme. Quindi trasformare l’ambiente nelle sue molteplici dimensioni naturali, culturali, tecnologiche, significa sempre anche trasformare noi stessi. Dobbiamo considerare più attentamente questi aspetti per tenere meglio conto della complessità dei fenomeni ed evitare classificazioni astratte tra personale e artificiale, tra umano e tecnologico, tra diverse forme viventi della biosfera. Solo in questo modo potremo impostare una riflessione che ci permetta di comprendere e sviluppare un rapporto con le macchine che non segua, magari surrettiziamente, la logica della sostituzione dell’uomo da parte della macchina, ma piuttosto quella di un’effettiva cooperazione.
Papa Francesco sottolinea molto questa prospettiva, quando afferma che il tutto è superiore alle parti, che la realtà è più grande dell’idea, che tutto è interconnesso, che l’ecologia è integrale, che la conoscenza è poliedrica e non si può prescindere dalla transdisciplinarità.
Lo sfondo è il riferimento al bene comune. Cioè occorre evitare una prospettiva che contrappone interesse generale e diritti individuali, come se la promozione dell’uno andasse a scapito degli altri. La via è piuttosto quella di pensarli e promuoverli insieme, nella consapevolezza che si sostengono reciprocamente. Questo vale non solo in termini di qualità delle cure ed efficacia dei sistemi sanitari, ma anche nella pratica stessa del consenso informato, che non può essere considerato solo come espressione della libertà del singolo, in quanto richiede condizioni pratiche di carattere intersoggettivo, dipendenti dalle numerose espressioni sociali in cui si dispiega la personalità dell’individuo.
Come credenti siamo anche chiamati a una vigilanza del tutto speciale sul dramma dell’uso delle nuove tecnologie poste al servizio di operazioni distruttive sempre più ampie e sofisticate. Quanto sta avvenendo su numerosi fronti di guerra ce lo ripete con sempre maggior forza. Anche la triste ricorrenza del primo anniversario della guerra in Ucraina, ci dice che non possiamo accontentarci di denunciare gli orrori di questo conflitto e degli altri conflitti dimenticati nel mondo. Siamo chiamati a fare tutto quanto è in nostro potere per fermare la loro continuazione e per scongiurarne le premesse. Dobbiamo superare quella sorta di pigrizia mentale che ostacola la ricerca di modalità alternative di legittima difesa e di risoluzione dei conflitti, che cerchino di parlare alla coscienza del nemico e non di abbatterlo con la violenza che lo costringe solo dall’esterno.
Per quanto riguarda lo svolgimento dei lavori, desidero sottolineare l’importanza che ha avuto l’udienza con Papa Francesco e le indicazioni che ci ha voluto fornire. Il dibattito nel Workshop e poi nella fase riservata agli Accademici è stato ricco di contenuti ed indicazioni di cui terremo conto come Consiglio Direttivo.
Voglio sottolineare infine che in questa Assemblea si è celebrata la Seconda Edizione del Premio “Guardiano della Vita”. Nel 2021 era stato attribuito allo statunitense Dale Recinella, cappellano laico nel braccio della morte in Florida. Questa edizione del Premio è stata assegnata alla dott.ssa Magdalen Awor, infermiera, collaboratrice dell’Associazione Medici con l’Africa-CUAMM in Uganda. Come spiega la motivazione, il premo è attribuito “in riconoscimento del grande servizio a favore della vita nascente in alcuni degli ambienti più disagiati del continente africano”. Grazie alla dott.ssa Awor presente qui in Sala Stampa e all’Associazione Medici con l’Africa-CUAMM.