Congresso della Società Italiana di Cure Palliative
La necessità di una maggiore diffusione delle Cure Palliative in Italia è sostenuta dalla Pontificia Accademia per la Vita. Lo ha ribadito mons. Vincenzo Paglia, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, nell’intervento di apertura dei lavori del Congresso della Società Italiana Cure Palliative (Sicp), a Riccione, giovedì 14 novembre.
Le Cure Palliative – ha osservato mons. Paglia – si collocano nella linea dell’accoglienza del malato e del sofferente, del più debole, nella linea di Papa Francesco che denuncia la «cultura dello scarto». Molto cammino è stato fatto dal movimento palliativista e tuttavia «credo resti ancora molto da fare per promuovere una vera e propria “cultura palliativa” nel nostro Paese e non solo, sia per rispondere alla tentazione di una cultura che spinge verso l’eutanasia e il suicidio assistito, sia soprattutto per far maturare il più largamente possibile la cultura della cura dell’altro che permetta di offrire una compagnia di amore sino al passaggio della morte».
L’Italia con la Legge 38 del 2010 “Disposizioni per garantire l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore”, «si è data una buona strutturazione delle Cure Palliative e degli Hospice». Ora però è «a quasi dieci anni dalla legge la realtà degli Hospice e delle Cure Palliative Domiciliari e la formazione professionale nelle Cure Palliative sembrano avere davanti un percorso ancora complicato e lento». Inoltre è il momento di «integrare le Cure Palliative nell’orizzonte clinico e universitario attraverso l’istituzione di una cattedra specifica. È necessario che venga riconosciuta la singolarità della formazione nelle Cure Palliative che peraltro risultano essere un modello di cura che prende l’avvio sin dal momento della diagnosi, sviluppandosi progressivamente nel corso dalla malattia». A questo riguardo «a Milano il prossimo 25 marzo 2020 presso l’Università Statale di Milano teniamo un convegno, organizzato insieme al Dipartimento di Cure Palliative dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e la Pontificia Accademia per la Vita, con la presenza di alcuni Rettori di Università italiane con l’intento di promuovere questo ambito strategico della cura».
Serve «un impegno più forte della politica sanitaria per una adeguata implementazione della legge sulle Cure Palliative nel territorio nazionale», in quanto «la promozione delle Cure Palliative evita lo spreco di risorse e una loro allocazione più appropriata clinicamente e più equa socialmente. Nella fase terminale della vita aumentano i costi per interventi non necessari o non opportuni, e talvolta l’utilizzo di trattamenti inutilmente aggressivi che fanno crescere la spesa sanitaria. La ‘Medicina difensiva’ supera i 10 miliardi di Euro annui. Laddove si riesce a dare spazio al dialogo con i pazienti e i familiari, nell’ambio dell’équipe di cura, si registra una riduzione di queste spese e un miglior adattamento alle condizioni di malattia e fatica che attraversano quanti sono coinvolti nel percorso di cura».
Il cambiamento culturale sta a cuore alla Pontificia Accademia per la Vita, che al tema delle Cure Palliative dedica grande attenzione, con la pubblicazione di un Libro Bianco per la loro promozione e diffusione nel mondo (disponibile finora in italiano, inglese, tedesco). «È piuttosto diffuso l’equivoco secondo cui “palliativo” vuol dire “inutile” e “inefficace” – ha sottolineato mons. Paglia. Certo è che il permanere di questo equivoco spiega le resistenze per la loro diffusione nell’opinione pubblica anche quando se ne afferma l’importanza. È quanto mai urgente perciò una adeguata sensibilizzazione dell’opinione pubblica – nei suoi diversi ambiti – perché si comprendano le Cure Palliative nella prospettiva ampia di cura e di accompagnamento sia del malato che della famiglia». «C’è sempre qualcosa da fare. Anche quando non si può guarire, possiamo curare. Gli esperti di Cure Palliative lo sanno. È il momento di farlo sapere a tutta la nostra società». «Nessuno viene mai scartato. Questa è dignità. E non è poco».