Congresso internazionale di bioetica a Buenos Aires
Parlando al Congresso Internazionale di Bioetica in corso a Buenos Aires (Universidad Catolica Argentina), mons. Vincenzo Paglia, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita ha ribadito che la Chiesa è a favore delle Cure Palliative e della «rivoluzione medica» che queste esprimono e che è ancora «poco attuata». La Pontificia Accademia segue una indicazione specifica che è arrivata da Papa Francesco nel 2015, resa concreta con convegni, con la pubblicazione di un «Libro Bianco per la maggiore diffusione delle Cure Palliative» (inglese, tedesco, italiano), cui ha fatto seguito la Dichiarazione delle tre religioni abramitiche contro l’eutanasia e per le Cure Palliative firmata il 28 ottobre in Vaticano e presentata ieri a Buenos Aires nel corso di una cerimonia interreligiosa. A Buenos Aires ha aderito al documento il deputato Omar Abboud, Presidente della Commissione Cultura.
«È un evento di grande rilievo – ha detto mons. Paglia nel pomeriggio a Buenos Aires – che le grandi religioni monoteiste abramitiche trovino un’intesa per esprimere insieme il loro impegno per scongiurare ogni scorciatoia che indebolisca quella solidarietà capace di far fronte alla sofferenza e al limite che la morte rappresenta».
Una deriva della medicina oggi – ha spiegato mons. Paglia – la vediamo nel «rischio di superare la ragionevolezza nell’uso dei trattamenti medici, al fine di ottenere una guarigione che “deve” essere raggiunta a tutti i costi, perché in ogni mancata guarigione si vede una sconfitta della medicina. Ma in questo modo si pongono le premesse che conducono a un eccesso di trattamenti, al cosiddetto “accanimento terapeutico”, finendo per procurare al paziente sofferenze dovute a un impiego di mezzi che perde di vista il bene integrale della persona». Spesso poi quando si comprende che «non c’è più niente da fare», il malato «viene abbandonato alla sua sorte». No!, ha esclamato mons. Paglia; sono due «conclusioni fuorvianti. Anche quando non si può guarire, possiamo alleviare il dolore e la sofferenza e continuare a prenderci cura della persona. Il paziente inguaribile non è mai incurabile».
Le Cure Palliative e la concreta vicinanza all’altro forniscono elementi importanti per valutare «la proporzionalità» dei trattamenti per il malato. «Il ruolo dirimente attribuito alla persona malata nel valutare e nel decidere la proporzionalità delle cure è un principio tanto semplice da affermare in teoria, quanto difficile da interpretare nella pratica. Difficoltà che cresce, in particolare, quando la persona non è più in grado di esercitare la propria competenza decisionale. È in tale frangente che le Dichiarazioni anticipate di trattamento possono fornire all’équipe curante una valida indicazione sulla volontà dell’ammalato. Naturalmente occorre che esse vengano raccolte con le dovute attenzioni e non come atto burocratico». Per evitare equivoci, mons. Paglia ha sottolineato che «l’autonomia» va insieme con la «prossimità amorevole». «L’autonomia conserva un ruolo centrale, e tuttavia non va a mio avviso considerata in una prospettiva individualista e astratta, ma piuttosto relazionale e concreta. La vita e la libertà sono sempre intessute di relazioni con gli altri: non sono mai del tutto privatizzabili».
Il rifiuto di ogni forma di eutanasia e del suicidio assistito, ha concluso mons. Paglia, deve collegarsi alla maggiore diffusione delle Cure Palliative. Per la Chiesa è un compito urgente di vicinanza ai più deboli. «Preferisco non parlare più della morte come fine della vita. Il compito culturale e spirituale a cui siamo chiamati è quindi di dare al morire un significato più ampio e più integralmente umano e a renderne testimonianza nelle scelte personali e di società che in nostro tempo ci chiede di affrontare».