“Dal Sinodo sono emersi riferimenti antropologici in rapida trasformazione”
Dal Sinodo dei vescovi ne “è emerso un quadro in rapida trasformazione per quanto riguarda i fondamentali riferimenti antropologici”, tra cui “la percezione della corporeità, la comprensione della libertà, il rapporto tra diritti e doveri”. Che richiama alla necessità di “un dialogo attento con il pensiero contemporaneo. Occorre vagliarlo criticamente per valorizzare tutto quello che di buono può suggerire e integrare quanto è invece insufficiente per promuovere l’umanità a tutto tondo. Si tratta di sviluppare una riflessione teologica che sia capace di interagire costruttivamente con quanto le culture vanno elaborando nel tempo odierno”. Oltre a quella di “accogliere con amore e intelligenza i risultati del Sinodo”.
Lo ha sottolineato monsignor Vincenzo Paglia, gran cancelliere del Pontificio Istituto teologico Giovanni Paolo II per le scienze del matrimonio e della famiglia e membro del Sinodo appena conclusosi in Vaticano, inaugurando l’anno accademico dell’istituto da lui guidato.
La “visione ecclesiologica che sottolinea la dimensione sinodale” del Sinodo chiede all’Istituto di allargarsi “sul versante teorico nel dialogare con tutte le scienze che riguardano i grandi temi del matrimonio, della famiglia e del patto originario tra uomo e donna relativo alla generazione”, e “di consolidare e ampliare la rete di collaborazione con altri istituti e diocesi che manifestano interesse per una riflessione organica”, ha quindi spiegato Paglia, storico consigliere spirituale della Comunità di Sant’Egidio.
Un invito fatto da molti padri sinodali, ha detto Paglia, “compresi i due vescovi cinesi, la cui presenza ha segnato un passaggio storico nella vita della Chiesa”. E ovviamente da Papa Francesco in persona, che, come ha rivelato Paglia, “mi ha confermato la sua speranza perché il nostro Istituto compia con rinnovato vigore quella missione che ha ricevuto dal suo predecessore san Giovanni Paolo II perché possiamo attraverso il magistero della Chiesa percorrere con più audacia le rotte nel grande mare di questo mondo”.
E in questo l’Istituto non vuole e non può ignorare “la congiuntura difficile nella quale la fedeltà della Chiesa e la fedeltà alla Chiesa vengono messe alla prova del peccato degli uomini e delle resistenze alla grazia”. Per questo, conclude, “la nostra serena adesione alla forma cattolica ci chiede anche una speciale cura allo stile” e ci “ispira un pensiero e una prassi in controtendenza con gli spiriti del risentimento e della contesa”, ha invece spiegato monsignor Pierangelo Sequeri, che ne è il preside.
Sequeri inaugurando l’anno ha presentato le diverse attività che partiranno quest’anno, “in linea con “la crescente domanda ecclesiale di approfondimento e di ampliamento della qualità pastorale della teologia”. tra cui la costituzione della cattedra “Gaudium et spes”, “l’apertura di un’area internazionale di ricerca nell’ambito dell’antropologia culturale”, “l’avvio di una interessante esperienza di seminari congiunti”, con la Facoltà di psicologia dell’Università Gregoriana, “sui risvolti interdisciplinari e pratici del trattamento degli abusi infantili”, o infine la “progettazione di un Osservatorio internazionale sulla famiglia”, oltre che “l’erogazione di corsi on-line, a diffusione internazionale, su temi di speciale interesse legato all’attualità” insieme all’Università Cattolica san Antonio di Murcia.
“Nel Vangelo del matrimonio e della famiglia s’intrecciano senza più possibilità d’essere l’una dall’altra svincolate, l’esperienza e l’intelligenza cristiana di Dio con l’esperienza e l’intelligenza cristiana dell’uomo e della donna nel cammino della loro relazione sponsale e generativa”, ha invece concluso l’evento il teologo Piero Coda, aggiungendo che il linguaggio della “generazione trinitaria” e la “sponsalità” sono fermamente congiunti in quanto “i Tre, nella Trinità, sono uno non benché siano distinti ma proprio in quanto sono distinti”. Per questo, ha concluso Coda, “la relazione tra uomo e donna è il punto di contatto tra teologia e antropologia”, e “il rapporto tra Padre e Figlio attraverso lo Spirito Santo, nell’incarnazione di Cristo e nel ruolo centrale di Maria, arricchiscono reciprocamente teologia e antropologia”. “In Dio, il maschile e il femminile non sono dimessi, ma esprimono e realizzano, e proprio nella loro reciprocità, il disegno di bellezza, gioia e fecondità che son chiamati a incarnare nel tempo dal Creatore. Nell’integralità del loro essere: fatto di anima e corpo, intelligenza e affetto, desiderio e comunicazione”.
F. G.