Dedicazione di San Giovanni in Laterano

Dedicazione di San Giovanni in Laterano

Oggi nelle chiese del mondo si fa memoria della dedicazione della Basilica di San Giovanni in Laterano, “mater omnium ecclesiarum”. Si celebra particolarmente a Roma, ma è preziosa per tutti. E’ la cattedrale del Papa. Mercoledì scorso ci siamo recati in ottomila da lui per dirgli il nostro affetto e la nostra riconoscenza per i suoi venticinque anni di pontificato. E la Chiesa di Roma deve presiedere alla carità, deve cioè aiutare tutte le Chiese a vivere il Vangelo. Oggi siamo particolarmente lieti di accogliere un gruppo di anziani di Roma, della Comunità di sant’Egidio, che sono venuti a trovare i loro amici di Terni. E ho voluto che venissero qui, nella nostra cattedrale. Ricordando infatti il giorno in cui la cattedrale di Roma fu consacrata, festeggiamo in qualche modo anche la nostra cattedrale. Anche qui possiamo applicare le parole che Salomone pronunciò nel giorno della dedicazione del tempio di Gerusalemme: “Siano aperti i tuoi occhi notte e giorno verso questa casa, verso il luogo di cui hai detto: lì sarà il mio nome! Ascolta la preghiera che il tuo servo innalza in questo luogo. Ascolta la supplica del tuo servo e di Israele tuo popolo, quando pregheranno in questo luogo. Ascoltali dal luogo della tua dimora, dal cielo; ascolta e perdona” (1 Re 8,30).


Da tanti secoli, sia al Laterano che qui a Terni, il Signore continua a parlare al suo popolo e a tutti quelli che aprono il cuore a Lui, non importa in quale condizione si trovino. Anzi, non dobbiamo mai dimenticare che Dio ha mandato il suo Figlio per i malati, non per i sani, per i deboli, non per i forti. Un antico inno orientale per la dedicazione della Chiesa canta: “Questo luogo non è una semplice casa, è il cielo sulla terra, perché contiene il Signore… se tu lo vuoi cercare con il cuore, egli è interamente presente sulla terra…. se l’ami, è accanto a te… se tu credi in lui, egli è in questo luogo. E perché egli resti con noi, uomini della terra, gli abbiamo costruito una casa, gli abbiamo preparato l’altare, la mensa ove la Chiesa si nutre con il pane della vita”.


La Basilica Lateranense, come questa cattedrale, è davvero il cielo sulla terra: qui si ascoltano parole celesti, qui si riceve un forza che scende dall’alto, qui ci si nutre di un cibo e di una bevanda che discendono dal cielo e danno la vita eterna. Noi qui veniamo trasformati per diventare cittadini del cielo, ossia vero tempio di Dio, luogo ove Egli pone la sua dimora. Paolo, rivolto ai cristiani di Corinto, diceva loro: “Fratelli, voi siete l’edificio di Dio”; e a chi aveva poca memoria aggiungeva con gravità: “Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio che siete voi” (1 Cor 9,17). Noi siamo il tempio di Dio. E possiamo così comprendere il senso delle parole che Gesù disse alla samaritana e che oggi sono state nuovamente proclamate: “E’ giunto il momento ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre vuole tali adoratori”(Gv 4, 23). Adorare il Padre in spirito e verità vuol dire lasciarsi riempire il cuore dall’amore del Signore, lasciarsi inondare dalla Sua Parola che ci edifica, appunto, come tempio spirituale. E’ ben triste quel giorno in cui dimentichiamo che noi siamo il vero tempio di Dio! Abbiamo però una grazia. La grazia della Domenica nelle nostre chiese. In questi luoghi santi, di domenica in domenica, noi veniamo impiegati come pietre vive per edificare la Chiesa vera, quella viva che resta per sempre, anche nel cielo. Sì! Vorrei dire che noi, ovunque siamo, ogni volta che ci raduniamo per la Santa Liturgia, costruiamo la Chiesa del cielo, che è la comunità. L’edificio sacro sulla terra è come un modello a cui ispirarsi. Ecco perché, di fronte all’egoismo che ci prende tutti, il Vangelo ci richiama alla comunione, alla fraternità. Cosa sarebbe questa chiesa se ogni pietra, piccola o grande, decidesse di separarsi e restare sparsa nei campi? Non esisterebbe più. E se le nostre chiese cerchiamo di costruirle belle e preziose (quant’è triste la sciatteria che tante volte purtroppo si vede!) è perché ci aiutino a costruire la bellezza e la preziosità del nostro amore. Non possiamo essere pietre lontane le une dalle altre, ciascuna che pensa solo per sé. Noi siamo pietre raccolte con amore dal Signore, smussate nelle spigolosità e unite le une alle altre, con ordine, dall’unico cemento che è l’amore del Signore. Oggi, festa della dedicazione della Basilica del Laterano, è in realtà la festa di tutte le chiese, la festa di tutti coloro che nelle nostre chiese hanno pregato e continuano a pregare, perché nessuno sia più solo e abbandonato come pietra dispersa nel deserto o travolta dai fiumi in piena dell’egoismo. Siamo tutti pietre scelte, lavorate e impiegate per un edificio spirituale, vera fonte di vita per noi e per chiunque ci incontra.