Festa della Promessa 2003
Care sorelle e cari fratelli, e cari fidanzati che siete venuti a San Valentino per chiedere la benedizione per il vostro amore. Avete fatto bene a venire. Noi ci stringiamo attorno a voi con la nostra preghiera e il nostro affetto. Ma soprattutto vi viene incontro Gesù. E’ lui che dovete guardare per comprendere come vivere e come amare. Gesù modello dei fidanzati? Sì! Più volte Gesù si presenta, nei Vangeli, come lo sposo, e Dio stesso nella Bibbia parla di se stesso come lo sposo, uno sposo innamorato perdutamente della sua sposa, che siamo noi tutti; e si mostra incredibilmente geloso. Non possiamo parlarne ora, ma se avessimo tempo vi sbalordireste dell’amore folle di Dio per noi. Quando Dio si innamora, impazzisce per noi. Purtroppo noi siamo spesso distratti e non lo capiamo. E preferiamo le nostre sciocchezze a Colui che può renderci felici e che può rendere felice davvero il vostro amore. Ma oggi siete venuti. Vivrete felici se oggi riuscite a comprendere almeno un poco l’amore di Gesù.
Valentino, aveva capito questo amore che Dio aveva per lui, e lo ha ricambiato. Ecco perché è divenuto patrono dell’amore, patrono di chi s’innamora. Valentino ha ascoltato il Vangelo, ha cercato di viverlo giorno per giorno, e ha insegnato a tanti altri l’amore, sino a diventarne il patrono. Insomma ha imitato l’amore appassionato di Gesù. Il Vangelo che oggi abbiamo ascoltato ci narra una giornata di Gesù innamorato. Cosa ha fatto Gesù? Non ha passto la giornata a pensare a se stesso, come in genere facciamo tutti noi. Non si è fatto gli affari propri, come fanno sia i piccoli che i grandi. E guardate, anche da fidanzati, anche da sposati si possono passare le giornate a pensare solo a se stessi. Gesù si comporta in altro modo. Appena entra in casa gli presentano la suocera di Pietro, malata, e lui la guarisce. E ma mano passano le ore del giorno gli portano gente bisognosa e lui aiuta tutti. E al tramonto trova davanti la porta di casa tutti i malati della città. Gesù non si spazientisce e continua ad aiutare. E di notte parla con il Padre suo che sempre lo ascolta: si amano a tal punto da essere una cosa sola. E, al mattino seguente, Gesù va in altre città per aiutare altri che hanno bisogno di conforto. L’amore non lo fa fermare, come invece vorrebbero i discepoli più grtetti di lui.
Ebbene, Valentino, circa 1700 anni fa, fece esattamente queste stesse cose. Non si è risparmiato in nulla a Terni, aiutava i poveri e guariva molti malati. Questa fama di guaritore lo portò anche a Roma, ove guarì persino il figlio del Prefetto della città, anche se questo gli sarebbe costata la morte. E’ questa sua passione d’amore per tutti che ha reso Valentino protettore dell’amore. Egli ci insegna cosa vuol dire amare. E guardate, care sorelle e cari fratelli, non è facile amare, oggi; non è facile volersi bene. Anzi, il mondo, come dice il libro di Giobbe, spesso rende i nostri giorni e le nostre notti piene di amarezza e di dolore: “sono toccati a me mesi di illusione e notti di dolore!” Tutti, invece, sentiamo il bisogno di essere voluti bene e di voler bene. Ed è questo allora il senso della “Festa della Promessa”. Voi, cari fidanzati, vi presentate davanti al Signore perché Egli sostenga il vostro amore. E avete fatto bene a venire qui per a chiedere aiuto a Dio perché, lo ripeto, non è facile voler bene. E abbiamo bisogno di uno che ci aiuti ad amarci, non certo di un cioccolatino come a volte viene ridotto San Valentino. L’amore non è anzitutto una questione di carattere, e neppure è un istinto temporaneo che dura quel che dura fin quando poi non si rompe. Questo tipo di comportamento, in genere, si chiama egoismo non amore. Ed egoismo vuol dire che tu pensi solo a te e dell’altro ti importa solo nella misura in cui contenta te. Insomma, vuoi essere sempre e solo tu al centro di tutto.
San Valentino ci insegna un’altra cosa, un altro tipo di amore. La tradizione racconta di due giovani di Terni, uno era pagano e l’altra cristiana. Questi due si erano innamorati l’uno dell’altro e volevano sposarsi. Ma le difficoltà che si frapponevano per il matrimonio erano enormi. Ebbene, Valentino, vista la sincerità di quell’amore, aiutò i due giovani a superare le difficoltà e a giungere al matrimonio. Il giovane poi chiese di essere battezzato. La donna cadde subito malata, ma quel giovane non voleva staccarsi da lei, e si trovò unito alla sposa anche nella morte. Ecco, vedete, l’amore vero è forte come la morte.
E’ questo il messaggio di San Valentino. Un messaggio robusto, lontano da quelle sdolcinature che portano a lasciare soli con se stessi dopo le prime difficoltà. L’amore di Valentino è forte e rende bella la vita intera. L’amore che ci insegna è quello capace anche di perdonare, di far superare ostacoli che sembrano insuperabili. L’amore che ci propone illumina le nostre giornate anche nei momenti più difficili. Dobbiamo imparare ad amare. Ricordatevelo! Oggi è difficile amare, lo ripeto. Oggi è facile fare la guerra, è facile pensare solo a se stessi, è facile farsi gli affari propri, è facile offendere, è facile odiare, è facile tradire. E tutti sembriamo diventati alunni della grande scuola dell’egoismo. Ma l’amore è l’esatto contrario dell’egocentrismo. L’amore è una lingua tutta diversa da quella che si parla normalmente. L’amore è tenerezza per chi ci sta accanto, è passione per rendere il mondo più bello, è compassione per i più poveri e i più deboli, è alleanza per rendere il mondo più giusto e più pacifico, è impegno a non deturpare neppure l’ambiente.
Ma dove si apprende la vera lingua dell’amore? Dal Vangelo. Sì, il Vangelo è il libro dell’amore. E oggi, cari fidanzati, voglio donarvi questo libro dell’amore: il Vangelo. L’ho commentato con brevi riflessioni perché possiate leggerlo poco a poco e gustarlo. Ve lo do piccolo perché èpossiate portarvelo con voi. Venite, allora, prendete il Vangelo e sarete illuminati. Venite, ascoltate questa parola e conoscerete le vie dell’amore. E il vostro stesso amore sarà benedetto.