Giornata con i docenti stabili dell’Istituto Giovanni Paolo II
Sono particolarmente lieto di aprire questa giornata di riflessione tra i professori stabili del nostro Istituto che il Preside, il professor Philippe Bordeyne, ha voluto organizzare all’inizio di questo anno accademico che coincide peraltro con l’inizio della sua missione di Preside.
Caro professor Philippe, benvenuto nella famiglia del Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II per le Scienze del Matrimonio e della Famiglia. Posso dirti che la tua nomina, sebbene secondo i nuovi Statuti spetti al Gran Cancelliere è stata previamente concordata con il Santo Padre il quale ha dato il suo pieno assenso. Ricordo i nostri incontri durante le due sessioni del Sinodo sulla Famiglia. In quei mesi ebbi modo di conoscere le tue qualità sia scientifiche sia pastorali che poi si sono manifestate in maniera ancor a più chiara durante il tuo rettorato nel prestigioso Institut Catholique de Paris. Oggi siamo non solo lieti, ma anche fieri di averti con noi come preside per i prossimi quattro anni.
Il nostro Istituto, come sai, per iniziativa diretta di papa Francesco, esattamente cinque anni fa, ha avuto un impulso ulteriore dopo quello iniziale datogli da san Giovanni Paolo II. E oggi rappresenta, pur con l’inevitabile travaglio di ogni rinnovamento, una istituzione preziosa per la Chiesa universale nel campo della famiglia. Con il nuovo piano di studi, preparato sotto la guida del professor Pierangelo Sequeri, al quale invio il mio ringraziamento, l’Istituto – conservando la sostanza dell’insegnamento di san Giovanni Paolo II – si presenta oggi tra i più completi luoghi accademici di ricerca sulle scienze del matrimonio e della famiglia. A questo punto, potremmo dire in maniera un po’ semplificata, che giunta a maturazione la stagione della progettazione e della strutturazione, deve aprirsi il tempo dei frutti del nuovo piano di studi, che prevede un allargamento degli orizzonti teologici, ecclesiologici, antropologici, pedagogici, economici, giuridici, oltre quelli della dimensione morale con la nuova sfida dell’etica della vita, dell’etica della cura, delle pratiche abitative e così oltre. Si tratta di cogliere l’essenza della missione affidata da Dio all’alleanza tra uomo e donna.
E’ evidente che l’alleanza, non solo quella del loro amore biologicamente e spiritualmente fecondo, ma anche della sua capacità di influire positivamente sulla concezione della vita farà la differenza della vicenda umana. Ed è di questo che deve occuparsi il lavoro accademico del nostro Istituto.
Credo pertanto che sia ora il tempo di cogliere più largamente i frutti della ricerca scientifica di alto profilo per offrirli alle diverse chiese locali del mondo per aiutarle a ispirare una nuova pratica pastorale che renda l’intera chiesa “familiare” come Amoris Laetitia suggerisce. Ciò richiede al nostro Istituto di sviluppare ancora più la sua duplice vocazione: quella dell’alta ricerca scientifica (che ovviamente è affidata alla vostra responsabilità di studiosi sia nella dimensione individuale, sia come collegium, insomma fare dell’Istituto un laboratorio di riflessioni comuni) e quella della didattica nella formazione di studiosi nel duplice indirizzo che l’Istituto si è dato. Ed in questo orizzonte che vedo oggi l’urgenza di una ridefinizione della dimensione internazionale del nostro Istituto.
Non dobbiamo dimenticare che lo stesso papa Francesco ha voluto che in questo anno ponessimo una rinnovata attenzione all’Esortazione Apostolica Amoris Laetitia, a cinque anni dalla sua promulgazione, anche in preparazione alla Giornata Mondiale delle Famiglie che si terrà proprio qui a Roma nel 2023. So che abbiamo contatti con la Diocesi di Roma, ed è bene che offriamo tutto il nostro contributo.
Nel concludere questo intervento desidero richiamarvi al rapporto del nostro istituto con la Pontificia Accademia della Vita. Sapete che il preside partecipa di diritto al consiglio direttivo della PAV. Se dovessi scegliere una figura geometrica per inquadrare tale legame, indicherei una ellisse con due fuochi: le nostre due istituzioni. E credo che la Cattedra Gaudium et Spes possa contribuire a individuare il filo rosso che le raccorda. E’ in questo il senso anche della collaborazione nata tra alcuni di voi e diversi accademici di tutto il mondo. Penso in particolare all’appello sulla difesa della fraternità umana lanciato prima dell’estate.
Lay Centre, Roma, 22 settembre 2021