“Aborti, la città aiuti le donne”

Intervista: "Aborti, la città aiuti le donne"

Questa intervista, pubblicata sul “Giornale dell’Umbria” a commento di un’inchiesta svolta, il giorno prima, dallo stesso quotidiano sul fenomeno delle interruzioni volontarie di gravidanza in città, ha aperto un acceso e lungo dibattito nel mondo politico sui temi dell’aborto e della contraccezione.

Nei giorni successivi alla pubblicazione dell’intervista, infatti, sulle pagine dello stesso quotidiano al vescovo hanno risposto la segreteria regionale della Cgil, il sindaco di Terni Paolo Raffaelli, i consiglieri regionali Gianluca Rossi (Ds) ed Eros Brega (Margherita) e il Coordinamento provinciale delle Donne dei Ds.

PAGLIA: “ABORTI, LA CITTA’ AIUTI LE DONNE”

di Arnaldo Casali

“Una città che voglia essere davvero umana non può non preoccuparsi di come aiutare e salvare vite umane”.

All’indomani dell’inchiesta pubblicata dal Giornale dell’Umbria il vescovo di Terni Vincenzo Paglia interviene sul tema dell’aborto, in diminuzione tra le ternane ma in drammatico aumento tra le ragazze extracomunitarie: un chiaro sintomo del fatto che oggi l’interruzione volontaria di gravidanza è quanto mai legata a disagi di carattere sociale. Per questo il vescovo di Terni, oltre a ribadire la sacralità della vita, sottolinea l’importanza di prevenire il fenomeno con una politica di attenzione e solidarietà verso le categorie sociali più esposte al fenomeno, portando anche esempi concreti di progetti portati avanti in questo senso dalla chiesa ternana.

Più di 200 casi di aborto nel 2004 a Terni, soprattutto da parte di ragazze straniere. Sembra che spesso la causa siano le precarie condizioni economiche. Che ne pensa?

“Temo che purtroppo si sottovaluti l’aborto per quello che è veramente: la soppressione di una vita. Un omicidio a tutti gli effetti. La tendenza è quella di far fronte ad un malessere sociale con un soluzione che è ancora più grave del problema. La Chiesa, oltre a difendere la vita, crede sia urgente andare alla radice del problema, intervenendo sui disagi sociali che spesso sono all’origine di questa scelta drammatica. In diocesi, ad  esempio, con la collaborazione di medici e di volontari, è stato realizzato l’ambulatorio San Giovenale, proprio per rispondere a questo tipo di necessità. Molte donne extracomunitarie con problematiche varie, sono state aiutate e hanno avuto la gioia – sì, lo sottolineo, la gioia – di dare alla luce dei bambini che senza questo tipo di sostegno, non sarebbero mai nati”.

Insomma non basta dire alle donne di non abortire.

“Assolutamente no. Non dobbiamo fare solo proclami contro l’aborto, ma cercare di accompagnare queste ragazze nel difficile cammino che le aspetta. Anche per le prostitute, ad esempio, in diocesi abbiamo un progetto specifico che cerca di sostenerle sia dal punto di vista spirituale, che da quello umano e medico. Cerchiamo di offrire loro un conforto religioso mentre ci battiamo per liberarle dalla schiavitù moderna, che, non dimentichiamolo, è perpetrata da noi”.

Recentemente abbiamo assistito a nuovi episodi di cronaca in cui ragazze hanno partorito i figli per poi gettarli in un cassonetto…

“Da questo punto di vista è anche davvero importante fare informazione. Le ragazze devono sapere che se non vogliono avere un figlio possono non riconoscerlo dopo il parto, che non c’è bisogno di ucciderlo. Ci sono centinaia di persone che sono in attesa di poter adottare un bambino, è terribile pensare che, mentre da una parte si desidera a tal punto un figlio da ricorrere a qualsiasi metodo per averlo, dall’altra ci sono così tanti bambini che vengono rifiutati dalle proprie mamme”.

Cosa pensa della proposta avanzata dalla presidente dell’Istituto Innocenti di Firenze di reintegrare la “ruota dei trovatelli”, che per secoli ha favorito e coperto l’abbandono in anonimato dei neonati?

“In mancanza di meglio, cioè di una mamma che se li tiene, purché i bambini sopravvivano…”.

Anche l’imam di Terni ha condannato fermamente la pratica dell’aborto.

“E’ importante sottolineare come due religioni monoteistiche che vengono spesso contrapposte, hanno posizioni molto vicine su questioni di carattere etico. Questo ci fa sottolineare che il monoteismo è stato la fonte dell’umanesimo occidentale. E comunque è la dimostrazione che la difesa della vita è un valore universale, che non dipende solo da dottrine o confessioni”.

Le ragazze ternane, a quanto pare, praticano di meno l’aborto perché usano maggiormente metodi anticoncezionali.

“E’ un fenomeno che resta preoccupante, anche da un punto di vista laico. Non solo per l’individualismo che sottende il desiderio di non fare figli, ma anche da un punto di vista concreto: andiamo verso una società di anziani, senza nuove generazioni che la sostengano. Una società che non fa figli è una società che non vive il progresso; direi che è una società che non si ama e che ha come interiorizzato il suo cupio dissolvi. Abbiamo bisogno di amare la vita. E quindi anche di figli”.

GLI ABORTI A TERNI

Sono soprattutto donne straniere a fare ricorso all’Interruzione volontaria di gravidanza. Nel 2003 il solo consultorio familiare ternano ha gestito più di 200 richieste, delle quali solo una minima parte proveniva da donne ternane. L’età media delle ragazze che abortiscono si aggira tra i 25 e i 30 anni, mentre pochissime sono le minorenni. La procedura prevede che dopo il colloquio effettuato al consultorio con un medico, un assistente sociale o un cinecologo, si ottiene una certificazione che permette alla donna di recarsi in una struttura autorizzata dove compiere l’Igv. A differenza delle italiane, le donne straniere ricorrono spesso a più igv. Le donne africane, in particolare, utilizzano l’aborto come una sorta di vera e propria pianificazione familiare, anche perché restie ad utilizzare metodi di contraccezione. Intervistato ieri dal Giornale, l’imam di Terni Lamghari Mohamed ha spiegato che l’islam considera l’aborto “un crimine che non può avvalersi di giustificazioni” mentre ammette strumenti anticoncezionali.

da Il giornale dell’Umbria