La festa dei nonni: “Ci danno esperienza e umanità”
di Andrea Mucci
Firenze, 2 ottobre 2022 – In occasione della ‘Festa dei Nonni’ abbiamo sentito monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, per un’analisi della condizione delle persone anziane oggi.
Lei da anni si occupa della condizione della popolazione anziana: quale oggi il ruolo e la posizione di questa nella nostra società in cui dal dopoguerra è scomparsa la grande famiglia?
“Gli anziani oramai non sono una categoria, in Italia sono un ‘popolo’. Gli ultra 65enni oggi, in Italia, siamo circa 14 milioni di persone. I progressi della medicina hanno allungato la durata della vita di 20 – 30 anni, dall’età della pensione. Molti, moltissimi di questi anziani sono in buona salute, però potenziali vittime di due grandi malattie: la solitudine – quando intorno le persone care scompaiono – e l’indifferenza con cui la società percepisce gli anziani, come se fossero non solo inutili, addirittura un peso e quindi da scartare. I numeri però parlano di un ‘popolo’. C’è, ma è dimenticato. Pensi che il tema degli anziani è stato assente da questa campagna elettorale, proprio a dispetto della loro esistenza e della loro importanza, anche in termini elettorali!”
In un mondo che vuole rimanere sempre giovane, in cui individualismo, efficienza e produttività la fanno da padroni, cosa ci dicono con la loro esistenza e la loro fragilità gli anziani?
“Per la prima volta nella storia – almeno in Italia, che è il secondo paese al mondo per numero percentuale di anziani, dopo il Giappone – convivono quattro generazioni: bambini, giovani, adulti e anziani. Lei sicuramente conosce famiglie in cui i più giovani hanno dei nonni ma anche dei bisnonni. Il problema non è solo assistere gli anziani – e sarebbe già una gran cosa – ma anche riannodare il filo del dialogo tra le generazioni. È come avere un palazzo di quattro piani – le generazioni – ma senza né scale né ascensore, appunto, senza dialogo, senza incontro, ciascuna generazione chiusa in se stessa. Per parte mia direi che la fragilità degli anziani è una grande lezione per tutte le età: è a dire che tutti abbiamo bisogno di attenzione, di cura, di legami, di relazioni. Senza un effettivo dialogo e rinnovata alleanza tra le generazioni, non c’è futuro umano. Un proverbio dice: “se tacciono gli anziani e i piccoli non ascoltano, è finita la storia”.
Nel suo libro ‘L’età da inventare. La vecchiaia fra memoria ed eternità’ Lei richiama l’attenzione sulla necessità di un nuovo approccio al tema, non solo dal punto di vista personale e sociale, ma anche politico e sanitario: quale l’urgente cambiamento?
“Il libro propone una riflessione di fondo: l’età anziana non è una ‘condanna’, non è l’attesa di morire, non è rassegnazione, non è scarto. E’ risorsa per l’intera società. Di fronte a questo numerosissimo nuovo popolo, tutta la società italiana deve ripensare la vecchiaia, il suo senso e il suo valore. Dal punto di vista sociale occorre riempire di attività e di vita questo tempo. Dal punto di vista dell’assistenza, va ripensata radicalmente. E la Commissione governativa per la riforma dell’assistenza agli anziani, che coordino, ha elaborato una legge-quadro imperniata sull’idea che ognuno resti in casa propria, finché è possibile, attraverso un modello avanzato di presa in carico che produce lavoro e riduce i costi delle prestazioni sanitarie.”
Il 2 ottobre si celebra la ‘Festa dei Nonni’: in una società in cui il calendario delle famiglie è spesso scandito soprattutto dagli impegni individuali, qual è il valore dell’affetto, la saggezza, la memoria, il frequente sostegno anche economico dei nonni, la cui età Lei nel Suo libro definisce ’di brace, non di cenere’?
“Esattamente: affetto, saggezza, memoria, sostegno. Le persone anziane – quindi anche i nonni e le nonne – danno ad ognuno di noi un ‘di più’ di esperienza e umanità. Lo ha capito Papa Francesco che da febbraio ad agosto ha dedicato agli anziani e alle anziane – non solo nonni e nonne! – un ciclo di catechesi, ora raccolte in un altro libro, intitolato ‘La vita lunga’ (coedizione Solferino-Libreria Editrice Vaticana). Perché l’età anziana deve essere piena di vita, pienezza della vita, non rassegnazione. Quindi brace, certo non cenere!”.