La morte di Gesù
Varie volte qualcuno mi ha chiesto: “Ma era proprio necessario che Gesù morisse per noi?” E qualche altro: “Ma che Padre è Dio, se manda a morire suo Figlio?” E comunque: “Perché Gesù è morto sulla croce?” Queste ed altre sono domande importanti, dieri centrali per la fede cristiana. La morte di Gesù sconvolse gli apostoli, al punto da terrorizzarli per la paura. La risurrezione di Gesù, dopo i primi momenti di incredulità, li trasformò in profondità sino a sfidare color che avevano ucciso il loro Maestro. La predicazione della morte e della risurrezione di Gesù divenne il cuore della loro fede e della loro preedicazione. Nacqueero piccoli libretti che divennero poi i Vangeli. Ma iniziamo a chiarire un primo interrogativo sulla morte di Gesù: Gesù voleva morire? No, Gesù non voleva affatto morire, come appare chiaramente dalla preghiera nell’orto degli Ulivi: “Padre mio, se è possibile, passi via da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!”(Matteo 26, 39). Certo, non fece nulla per evitare la morte. Bastava fuggire da Gerusalemme. Poteva farlo, come gli avevano suggerito gli stessi apostoli. E Gesù sapeva che se avesse continuato a predicare come faceva, prima o poi lo avrebbero preso ed ucciso. Era accaduta la stessa cosa, poco prima, a Giovanni Battista. In verità, accadeva allora e continua ad accadere ancora oggi: quando si vuol far tacere qualcuno, se non accetta di star zitto, lo si uccide. E’ chiaro quindi che non fu il Padre a volere la morte di Gesù, ma gli uomini. E sono stati in tanti: quelli che lo tradirono, quelli che lo abbandonarono, quelli che lo accusarono, quelli che lo portarono sino sulla croce, ed anche quelli che non alzarono un dito per difendere quel giusto. Non erano solo ebrei e, comunque, non furono tutti gli ebrei a volere quella morte; vi erano anche romani ed altri ancora. Gesù, in ogni caso, non volle star zitto, non volle non annunciare il Vangelo, anche se questo gli sarebbe costato la morte. L’amore per il Vangelo, l’amore per i suoi, l’amore per tutti gli uomini era più forte dell’amore per la sua stessa vita. E’ questa la ragione che spinse Gesù a restare anche a costo della sua stessa morte. Finalmente, possiamo dire, c’è uno che ama gli altri più di se stesso; uno che serve gli altri e non se stesso! La morte di Gesù mostra di che qualità è l’amore di Dio per noi. Era già visibile nelle pagine della Scrittura, ma sulla croce raggiungeva il suo culmine. Ecco perché nei Vanmgeli si legge che quella morte avvenne “secondo le Scritture”, ossia secondo quell’amore che Dio ha da sempre mostratpo agli uomini. E ora sulla croce appariva in tutta la sua lucentezza. La morte di Gesù ha “riscattato” gli uomini dalla schiavitù del diavolo, ossia dello spirito dell’egocentrismo, dell’orgoglio, della violenza. La morte di Gesù perciò ci “salva”, ci “libera”, e ci immette sulla via dell’amore e della risurrezione. Se non c’è l’amore per gli altri, si resta nella morte. Ma se ci lasciamo guidare dall’amore di Gesù, la vita nostra e degli altri risorge. Sì, la morte di Gesù è il punto più alto dell’amore.