Lavorare per la vita, non fare come Ponzio Pilato
CITTÀ DEL VATICANO , 25 giugno, 2018 / 2:00 PM (ACI Stampa) – “La specificazione di essere per la Vita ci pone a servizio delle vite degli uomini e delle donne del nostro tempo e nessuna di queste vite, a partire da quelle dei più poveri e indifesi, può essere perduta, scartata, sprecata”. Lo ha ribadito l’Arcivescovo Vincenzo Paglia, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, che ha presentato la XXIV Assemblea Generale della Pontificia Accademia per la Vita sul tema «Equal beginnings. But then? A global responsibility».
“Sono grato al Papa per il suo discorso di stamane – ha aggiunto Monsignor Paglia – il tema della bioetica è piuttosto recente. Oggi il Papa ha accolto questa prospettiva globale per evitare fughe in avanti prive di una visione dell’etica come orizzonte perché il progresso rientri in un orizzonte umanistico”.
“La vita – ha proseguito il Presidente della PAV – riguarda sia il singolo, sia la famiglia umana a cui è affidata la cura della casa comune che deve essere riempita dalle generazioni, per questo dobbiamo parlare anche dell’unità dei popoli dove il tutto è superiore alla parte. Il Papa ha parlato di lavoro sporco della morte: è tutto quello che in ogni modo anche attraverso decisioni legislative non viene aiutata ma ostacolata la vita. Quando si consegnano ad esempio i bambini alla guerra, o l’etnia alla epurazione, il Papa ci esorta afare il lavoro bello della vita e a non essere come Ponzio Pilato che si lava le mani. La vita è sempre importante e la consapevolezza di questa prospettiva è ancora più robusta”.
“Tra i menbri della PAV – ha sottolineato Paglia – ci sono anche credenti di altre fedi e stamattina uno dei membri della PAV, un rabbino di Gerusalemme ha proposto di organizzare un incontro fine vita tra le 3 grandi religioni monoteiste: sono temi che richiedono un intervento con la prospettiva religiosa, spirituale e umanistica. E’ uno dei nuovi compiti delle religioni per riscoprire la visione olistica della famiglia umana”.
“Dobbiamo recuperare – è stata invece la sintesi dell’intervento di Monsignor Renzo Pegoraro, Cancelliere dell’Accademia – una visione della bioetica che si sforzi di far dialogare il mondo scientifico con quello dell’etica, ma anche con l’ambiente, la cultura, il mondo sociale, economico e politico. Occorre una interconnessione – come dice spesso Papa Francesco – e parlare di malattia e di salute ad esempio non sono approcci da ospedale, ma vuol dire tener conto di ambiente, alimentazione, igiene, che favoriscono una buona salute”.