Le polemiche sul Crocifisso
Il Crocifisso è anzitutto e sopratutto un segno di fede. In esso i credenti vedono l’amore sconfinato di Gesù, il quale ha dato la sua vita fino all’ultima goccia di sangue, per amore degli altri. Questa morte è uno scandalo per tutti perché contesta l’egoismo di ciascuno. Per questo la croce è stata per Gesù una dimensione presente fin dalla nascita. La provocazione della croce è perciò ineliminabile. Essa contesta ogni intolleranza, ogni inimicizia, ogni esclusione e ogni forma di sfruttamento e di dominio degli uni sugli altri. Questo è il valore del Crocifisso come segno di fede.
Tale valore non deve e non può essere intaccato.
E’ indubbio però che questa dimensione di fede abbia innervato anche tante culture, compresa quella del nostro Paese. Nel volto del crocifisso siamo invitati a vedere il volto dei tanti crocifissi della terra, cristiani e non cristiani, ebrei e musulmani, induisti e animisti. Il crocifisso è il segno degli sconfitti e dei violentati dagli uomini. Per questo credo che è bene che il crocifisso resti visibile e che tutti lo guardino: in tale modo possiamo vedere i drammi e le tragedie ancora presenti nel mondo e che vorrebbero togliere dal nostro sguardo.
Il Crocifisso è quindi anche un segno culturale ma se ci fermassimo a considerare solo questo piano lo svuoteremmo dall’interno. Mi auguro che la polemica di questi giorni possa far ricomprendere ai cristiani questo segno centrale della loro fede e a tutti il valore universale della testimonianza di un uomo che per amore degli altri ha messo in gioco la sua stessa vita.