Le storiche limousine a servizio dei papi
Generalmente si dice che la scelta dell’auto rivela la personalità di chi la usa: ne rispecchia il carattere, la cultura, il modo di vivere. La cosa vale anche per i papi. Lo dimostrano le scelte del passato, che la mostra in allestimento a Viterbo illustrerà molto bene, e quelle attuali di Francesco, il Papa venuto dall’altro mondo che ha bandito le lussuose limousine dal parco auto del Vaticano e ama farsi trasportare a bordo di una Ford Focus o di una Fiat 500. Perché? Ne abbiamo parlato con monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la vita.
Come si è arrivati alla conversione dalle limousine alle utilitarie?
«Alla vigilia del suo primo viaggio da pontefice, in occasione della Giornata Mondiale delle Famiglie, Francesco colse tutti di sorpresa scegliendo la 500. Si recò di persona all’autoparco del Vaticano, dove ci sono i mezzi che vengono destinati per ragioni di servizio ad autorità e personale della Santa Sede, e non ebbe esitazioni. Voglio questa, disse, indicando la 500 tra lo stupore generale. Lo stesso fece per la Focus, che però era un po’ malandata e fu necessario sistemarla per assicurare spostamenti sicuri».
Come si spiegano le scelte di Bergoglio?
«Fu un gesto simbolico, in sintonia con la decisione di abitare in un mini appartamento a Santa Marta. Un modo per dare una immagine del Vaticano più sobria, più vicina alla gente».
Una rivoluzione o che cosa?
«In verità spiega monsignor Paglia le scelte di Francesco hanno avuto un autorevole predecessore. Paolo VI è stato il primo papa impegnatosi per la spoliazione della corte vaticana. Ruppe i rapporti con la nobiltà romana eliminandone la presenza alle udienze, abolì la Guardia Palatina, riformò il corpo delle Guardie Svizzere e la Gendarmeria, semplificò il palazzo vaticano cancellandone l’immagine simile alle tante corti europee dell’epoca».
E con le auto come si regolò Paolo VI?
«La mostra di Viterbo metterà in risalto una scelta coerente con tutto il resto: Paolo VI ruppe con il passato affidando ad un’auto abitualmente utilizzata in America come taxi il compito di accompagnare i capi di Stato in visita alla Santa Sede. Un’ auto normale, come quelle che utilizza la gente comune. Ricordo anche che durante la crisi petrolifera Paolo VI rispettò i divieti di circolazione recandosi a Piazza di Spagna su una carrozza trainata da cavalli. Un modo per sentirsi in sintonia con la società civile».
La collezione include però anche una Cadillac del 1947 munita addirittura di un trono all’interno.
«Le auto di lusso ci sono ancora oggi, ma sono doni delle case automobilistiche e, fatta salva qualche eccezione, vengono vendute, in alcuni casi messe all’asta e il ricavato destinato ad opere pie. Quanto al trono nell’auto può darsi che sia stato fatto, all’epoca, per esigenze di ospitalità».
Papa Giovanni, invece, pretese l’ apertura del tetto.
«Per avvicinarsi meglio ai fedeli. Ricordo che nei cortei papali noi del seguito eravamo costretti a correre a piedi dietro l’ auto stando attenti ad evitare che qualcuno si avvicinasse troppo».
(S. Tro. – Il Messaggero)