Messa all’Acciaieria per il Natale
Care sorelle e cari fratelli,
abbiamo voluto anticipare la celebrazione del Natale nella fabbrica e farla coincidere con il giorno nel quale a Torino lo scorso anno sette operai furono travolti e inghiottiti dalle fiamme. E’ un modo per non dimenticare, ma soprattutto per pregare per loro, per presentarli al Signore e chiedere a Dio che sostenga e consoli le loro famiglie. Per noi cristiani, la preghiera per chi ci lascia e per chi resta è il modo più alto e più efficace per vivere le avversità e i drammi che si abbattono sulla nostra vita.
Per questo non sentiamo stridente la celebrazione del Natale e la preghiera per questi fratelli così tragicamente scomparsi. Questa Messa ci porta in alto. Sì, se ci lasciamo coinvolgere sino al cuore, ci sentiremo come rapiti in una dimensione alta. Non che le altre, quelle più terrene, siano da dimenticare, da sottovalutare o da mettere da parte; queste debbono compiere il loro corso. Ma c’è una dimensione della vita e della storia degli uomini che sta più al fondo e più in alto e l’avvolge tutta: è il mistero di Dio, il mistero che celebriamo anche in questo Natale. E’ un mistero grande che rischiamo di non vedere o per le tragedia che si abbattono sulla nostra vita, e questo è anche comprensibile, oppure per la superficialità con cui ci avviciniamo ad esso. Cos’è il Natale? Cos’è questo mistero che ci avvolge e che giustamente ci commuove? E’ il Figlio di Dio che lascia il Cielo per scendere sulla terra e abitare in mezzo a noi. Cari amici, nell’orizzonte di questo mistero di amore, assolutamente impensabile alla ragione umana, possiamo cogliere anche la lacerante tragedia del male che si abbatte sugli uomini, liberandoci dalla disperazione, dalla paura, dall’impotenza, dalla ricerca affannosa di capri espiatori.
Sì, il Natale, questo straordinario mistero di amore di un Dio che si fa bambino, ci permette di fare memoria della tragedia di Torino. Anche per Gesù il Natale fu segnato dallo scatenarsi delle forze del male. Non è stato forse l’egoismo che ha chiuso il cuore a quegli abitanti di Betlemme sino a spingerli a sbattere le porte in faccia a Maria, incinta ormai di nove mesi, e a Giuseppe, tanto che Gesù dovette nascere in una stalla? E non fu la sete perversa del potere che soggiogò Erode sino a spingerlo ad uccidere quei bambini innocenti? Ma il male non ha cancellato il Natale, la furia omicida di Erode non ha annullato la vita di quel bambino. Gesù è nato e continua a nascere nei cuori per “salvare il popolo dal peccato”, abbiamo ascoltato dal vangelo di Matteo. E il profeta Isaia riporta la voce del Signore che dice: “Consolate, consolate il mio popolo…parlate al cuore di Gerusalemme”. E’ Natale perché nessuno sia più inghiottito dalle fiamme terribili del male e della morte.
Questa nostra celebrazione, che ripetiamo ogni anno a Natale qui in fabbrica, non abbiamo voluto interromperla, ma l’abbiamo voluta riempire di preghiera che comporta senza dubbio alcuno anche la decisione di lottare contro ogni male, anche quello che si abbatte sui luoghi del lavoro. Celebriamo qui la Messa di Natale perché Gesù viene a nascere qui, non solo nelle chiese. Gesù nasce qui, in fabbrica, accanto alle linee e al forno, accanto alla torre e sulla ferrovia, sugli autotreni e sulle gru. Nulla di quello che accade qui dentro gli è estraneo, nulla di quel che qui avviene gli è indifferente. Tutto gli interessa. Ma non per calcolo di mercato. Quante volte purtroppo il lavoro viene travisato perché schiavo del solo guadagno! Quante volte il profitto a qualsiasi costo diviene l’altare sul quale si sacrificano vite umane! Al Signore non interessano né i profitti né i costi. A Lui interessano i suoi figli, i lavoratori, tutti i lavoratori, in qualsiasi linea lavorino, in qualsiasi ufficio siano occupati, a qualunque mansione siano destinati. Gli interessate voi, tutti voi, nessuno escluso, tutti voi, dal più piccolo al più grande, dal semplice operaio al più alto impiegato, tutti voi che vivete qui ogni giorno, e con voi tutti coloro che vivono nei luoghi di lavoro di ogni parte del mondo.
A Gesù i interessavano senza dubbio quei sette operai di Torino che oggi ricordiamo in maniera particolare nella nostra preghiera: li mettiamo su questo altare. E con loro ricordiamo le loro famiglie, le mogli, i figli. Ed assieme a loro vogliamo deporre su questo altare anche le altre 1200 vittime del lavoro decedute lo scorso anno in Italia. In tutto, infatti, sono state 1207. Ed è bene ricordare nelle nostre preghiere anche i venticinquemila operai che hanno subito incidenti sul lavoro; molti sono gravemente mutilati. Il Signore, che ha conosciuto una morte terribile e ingiusta quando aveva appena trentatre anni, oggi li accoglie su questo altare, anch’essi vittime innocenti. Le chiamiamo “morti bianche”, ma sono terribilmente nere com’è nera quella catena infernale che non riusciamo a interrompere. Si fanno già le statistiche dei morti dell’anno prossimo, come se ci fosse un destino implacabile e inarrestabile. No, non possiamo rassegnarci a questa catena d’inferno.
Per questo ci rivolgiamo a Dio e gli presentiamo tutte le vittime del lavoro. Quando tra poco eleverò la patena con il pane e alzerò il calice con il vino, porteremo in alto, verso il cielo, anche questi fratelli. Anche per Gesù la mangiatoia si trasformò nel legno della croce. Ma lui ha vinto il male e ha trasformato tutto con il suo amore, con il suo spirito di dedizione, con la sua attenzione agli altri prima che a se stesso. E’ questa la grande lezione del Natale: far nascere nel cuore di ciascuno di noi un pò più d’amore, un pò più d’attenzione, un pò più di solidarietà. E’ la forza dell’amore che sola può scardina in radice la pianta amara e terribile del Male. E’ vero. Ci sono le leggi e debbono essere rigorosamente rispettate e sono necessari controlli più rigidi e più puntuali; è sempre più indispensabile una cultura per la prevenzione che coinvolga tutti, dal primo all’ultimo; e c’è bisogno che ciascuno sia responsabile in prima persona nel suo campo. Tutto ciò è indispensabile. E tuttavia non credo che basti. C’è bisogno del Natale, di questo natale, ossia che rinasca l’amore nel cuore di tutti. Quando il profeta dice: “Nel deserto preparate la via al Signore…ogni valle sia colmata, ogni monte e colle siano abbassati; il terreno accidentato si trasformi in piano e quello scosceso in pianura” vuol dire che quel deserto che è spesso questo nostro mondo a causa dell’assenza dell’amore, che quel deserto che è fabbrica se manca l’amore, che è il nostro luogo di lavoro se manca l’amore, queste voragini hanno bisogno di essere colmate di amore, le montagne dell’interesse solo per se stessi vanno abbattute. Tutti dobbiamo apprendere a vivere con maggiore amore, comprensione, amicizia, fraternità, aiuto vicendevole. Per questo oggi celebriamo qui, nel cuore di questa fabbrica, il Natale. Perché rinasca l’amore.
Di qui deve partire l’impegno per le acciaierie perché questo difficile momento difficile sia affrontato con un rinnovato vigore. Sappiamo tutti quanto siano importanti per il futuro vostro e dell’intera città. Nel convegno di giugno organizzato dalla Diocesi lo abbiamo sottolineato: il futuro di Terni non può essere separato da questo stabilimento, dalla sua vita e dal suo sviluppo. Ne siamo, credo, tutti coscienti. Ed è bene che ciascuno, nei modi a lui propri, senta responsabilità di portare il suo contributo. La difficile contingenza internazionale deve vederci, nonostante le angustie che possono traversare i nostri cuori e le nostre famiglie, ancor più vicini gli uni agli altri. Oggi siamo qui anche per questo. E se c’è bisogno portiamo anche i pesi gli uni degli altri. Il programma di investimenti, da parte dell’azienda, è senza dubbio di buon auspicio e non faremo mancare la nostra responsabilità. Certo è che se resteremo uniti, non solo supereremo le difficoltà che attualmente incombono, ma possiamo ragionevolmente sperare in un rinnovato sviluppo. E’ l’augurio che ci facciamo oggi.
Cari amici, nella preghiera che ci unisce con tutti ci auguriamo che cresca l’amore. Buon Natale! Come piccolo segno vorrei consegnarvi un libro che contiene i brani evangelici di tutti i giorni, con un piccolo mio commento, sino a maggio. E’ una parola che vorrei vi accompagnasse. E’ il Signore che si fa vicino a voi e vuole dirvi ogni giorno le sue parole di amore.