Messa di Natale a Narni
Care sorelle e can fratelli,
abbiamo iniziato questa celebrazione accogliendo in mezzo a noi la Parola di Dio preceduta dalla luce – il cero acceso – e dal “Bambinello”. E noi accompagnandolo con il nostro sguardo ci siamo come mossi con il cuore per andare verso quel Bambino che è nato. L’incenso ci ha avvolti per significare del mistero che stiamo celebrando. Il profeta Isaia ci ha riportato le antiche parole dirette al popolo d’Israele schiavo in babilonia: “Dite alla Figlia di Sion: Ecco, arriva il tuo salvatore. . .E tu sarai chiamata ricercata, città abbandonata”. Il mistero del Natale, care sorelle e cari fratelli, è presente già in queste parole del profeta: non siamo più abbandonati, non siamo più lasciati nella solitudine. C’è Dio stesso che ci cerca: “tu sarai chiamata ricercata”. Il dramma che stiamo vivendo -— di cui la crisi economica è solo un aspetto e spesso neppure il più duro – è la mancanza di amore, è l’assenza di misericordia, è la mancanza di giustizia, è la scomparsa della solidarietà, mentre sembra cresce sempre più la solitudine, la violenza, la cattiveria.
“Ma ecco arriva il tuo salvatore”, grida Isaia. Ecco il Natale. Isaia lo aveva preannunciato e, quando è venuto il tempo della salvezza, Dio lo ha inviato. E noi non siamo più soli. In verità è da tempo che Dio si è messo in cerca dell’uomo e della sua salvezza. Il nostro Dio non sta impassibile nei cieli. Egli ci guarda, vede la tristezza della nostra vita, si commuove su di noi, e ci manda il suo stesso Figlio per liberarci dal male che ci divora, dalla cattiveria che ci distrugge, dall’orgoglio e dalla ricerca del propri interessi che ci mettono gli uni contro gli altri. Viene Natale e appare – come ha scritto, Paolo a Tito: “la bontà di Dio…e il suo amore per gli uomini”. A Natale, Dio stesso viene in mezzo a noi.
Ma non viene nello sfarzo dei palazzi del re. Il Vangelo di Luca, nella parte precedente al brano che abbiamo ascoltato, inizia parlando di Cesare Augusto, imperatore di Roma, ma poi ci porta subito in un villaggio della periferia dell’impero. E’ qui a Betlemme, e neppure dentro le mura, ma fuori, in una grotta, che Egli viene a nascere. Non nasce nei palazzi sontuosi di Roma e neppure nella reggia di Erode o nel palazzo di Pilato Nasce in una stalla e appare come un bambino. E’ piccolo, non sa ancona parlare, anche se è il Verbo fattosi carne, ma è Lui il salvatore che Isaia aveva preannunciato. Nessuno se ne accorge se non quei pastori ai quali erano apparsi gli angeli. Ebbene care sorelle e cari fratelli, questa celebrazione è come l’angelo che annuncia ai pastori la nascita di quel bambino. Non si capisce il natale senza quest’angelo, senza ascoltare le parole che spiegano.
Ma, se le ascoltiamo, anche noi, come loro, ci muoviamo senza indugio, ossia in fretta, per andare verso quella stalla. L’angelo ha detto loro che avrebbero trovato un Bambino avvolto in fasce che giaceva in una mangiatoia. Ed in effetti questo videro i pastoni. E furono pieni di gioia, tanto che tornando non potevano tacere quel che avevano visto e quel che avevano udito.
E noi cosa vediamo? Noi vediamo un’ostia e un calice e poi un altare. L’altare è come quel!a mangiatoia e il pane e il vino come quelle fasce che avvolgevano il bambino. Durante la celebrazione il pane e il vino sono Gesù e la messa è il Natale. Si, care sorelle e cari fratelli, ogni volta che si celebra la Messa si realizza il Natale.
E cosa noi udiamo? Noi udiamo l’angelo della Liturgia che ci annuncia la Parola di Dio. Senza questa Parola non si comprende l’amore di Dio, non viene svelato il mistero che ci avvolge in questo giorno. I Vangeli sono come le fasce che avvolgono quel Bambino, bisogna aprirlo per vederlo, bisogna ascoltarlo per conoscerne l’amore, bisogna far giungere quelle parole nel cuore per commuoversi.
Quest’anno vorrei che a noi, come a quei pastori, fosse più chiaro il segno del mistero che celebriamo. Dopo la comunione vi consegnerò un libro con i Vangeli della Massa di ogni giorno seguiti da un piccolo commento spirituale. E’ la preghiera di ogni giorno, è l’incontro con Gesù ogni giorno. Si, chi apre questo piccolo libro e lo ascolta fa Natale ogni giorno. Il suo cuore diventa la mangiatoia sulla quale il Verbo diventa carne. E’ una compagnia per ciascuno di noi. E’ una parola che ci unisce gli uni agli altri. Oggi abbiamo letto la prima pagina del vangelo, ma se sfoglieremo queste pagine, anche noi, come quel piccolo bambino, cresceremo in sapienza, in età e in grazia, assieme a Lui.