Messa di Natale alle acciaierie
Ci ritroviamo oggi, per la prima volta in questo stabilimento delle acciaierie, per celebrare assieme il Natale, come a voler sottolineare che tutti i luoghi di lavoro hanno bisogno di ricevere il messaggio del Natale. Sì, il Natale, con il suo messaggio di speranza che viene da quel Bambino, deve entrare nei nostri luoghi abituali di lavoro. E quest’anno sento che è richiesto in maniera più forte. A differenza degli anni passati, infatti, sono stato invitato e celebrare il Natale in molti stabilimenti. Senza dubbio, i tempi sono più difficili, anzi sembrano indurirsi. Tutti sentiamo il bisogno di un aiuto più forte, come se il modo ordinario di aiutarci non basta più. Ed è vero. Abbiamo bisogno che avvenga qualcosa di più forte, di più robusto. Lo dico a partire dalla situazione del polo chimico della nostra città che sta vivendo un momento davvero difficile. Non perché le soluzioni non ci siano. No, ci sono, eccome! Ma il prevalere dell’interesse di una sola parte rischia di accecare lo sguardo sul bene di tutti. Per questo dobbiamo intensificare la preghiera e l’impegno.
Questa liturgia che ci accompagna alla soglia del Natale, mette davanti ai nostri occhi la figura Giuseppe, di un operaio di un piccolo villaggio della Galilea. Né lui, né il suo villaggio, né la Galilea erano importanti nella società del tempo. Anzi quella zona, per la sua posizione periferica, non godeva neppure di buona fama. Ma Gesù decise di nascere, di fare il Natale, potremmo dire, proprio lì, in quella zona di periferia. Giuseppe viveva la sua piccola vita di operaio e pensava al suo futuro. Sognava un futuro normale, con una famiglia e un lavoro decoroso. Prese in sposa una ragazza del villaggio, Maria, attendendo tranquillo la realizzazione definitiva del suo sogno. Un giorno, però, questo sogno venne turbato. Maria rimase misteriosamente incinta. Cosa era successo? Si poteva accusarla di adulterio. E nel giudaismo dell’epoca si imponeva il “ripudio” della donna. Giuseppe, perciò, in quanto marito tradito, avrebbe dovuto ripudiare Maria, con tutte le conseguenze civili e penali che si sarebbero abbattute su di lei che sarebbe comunque apparsa agli occhi di tutti un’adultera, rifiutata ed emarginata non solo dai parenti ma da tutti gli abitanti di Nazareth.
Giuseppe, uomo giusto, decise tuttavia di licenziarla in segreto per non esporla a questa penosa situazione. Sebbene fosse giovane, Giuseppe aveva però pietà e saggezza. Il suo sogno tuttavia era stato infranto e non gli restava altro che riflettere su quell’amara esperienza. Immaginiamo il suo dramma e il rincorrersi dei pensieri! Ma Dio non lo lasciò solo. Proprio mentre si interrogava amareggiato e forse senza più speranza per il futuro, Giuseppe riprese a sognare. “Gli apparve un angelo del Signore”, scrive l’evangelista. Questa volta non era più il piccolo sogno, legato alla sua piccola vita di operaio che lui stesso s’era programmata. Si trattava di un sogno ben più grande: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati”.
È il Vangelo di Natale. Potremmo dire che è il “sogno” del Natale: ossia un Bambino salverà il mondo intero dai peccati e dall’angoscia; un Bambino libererà il mondo da tutte le schiavitù. Giuseppe, semplice operaio di un piccolo villaggio della periferia dell’impero, si trova a vivere in un orizzonte nuovo e largo, quello del Natale. Non più il suo piccolo sogno, ma quello grande del Signore, il sogno sconfinato del Vangelo dell’amore. Giuseppe si destò dal sonno e fece come l’angelo gli aveva ordinato: prese con sé Maria. Egli, umile operaio, oggi sta davanti a noi per esortarci ad ascoltare l’angelo, ad accogliere il sogno racchiuso nelle parole ascoltate. Giuseppe non è tra gli attori principali del Vangelo. Eppure prese parte alla grandezza e alla gioia di quella notte: prese con sé Maria e il Bambino.
Cari amici, cosa significa questa pagina evangelica per noi? Potremmo dire che nessuno di noi è giusto come Giuseppe. Tuttavia possiamo però essere angustiati come lui per il nostro oggi e il nostro domani. Le ombre della crisi si sono allungate. E come non temere per il nostro futuro? Come non pensare che in Italia sono a rischio quasi cinquecentomila posti di lavoro? Ben 170 vertenze sono sui tavoli dei responsabili della cosa pubblica. Questa liturgia, cari amici, vuole essere per noi come fu quel sogno a Giuseppe. La celebrazione del Natale qui, nelle acciaierie, ci stringe gli uni gli altri per irrobustire la solidarietà e resistere ai venti freddi che continuano ad abbattersi. Possa Gesù che nasce far crescere l’impegno ad essere accanto a tutti e in particolare a chi ha più bisogno di sostegno. Sono anni ormai che celebriamo il Natale nelle acciaierie e l’intera città si è sempre più stretta al vostro fianco, a partire da chi ne è il primo responsabile, il dott. Espenhann, ai suoi collaboratori più stretti e a tutti voi. L’augurio che ci scambiamo gli uni gli altri è che le difficoltà presenti non rallentino né l’impegno né la solidarietà. C’è bisogno di uscire anche noi dal piccolo sogno egocentrico di ciascuno per sognare in grande per il bene di tutti. Il Natale ci doni un’audacia nuova per affrontare gli anni che verranno con una energia forte e salda.
Con questa celebrazione chiediamo al Signore di benedire il vostro lavoro e l’intero stabilimento. Nello stesso tempo vorrei che il nostro pensiero vada anche a coloro che il lavoro lo hanno perso, in particolare a chi non ha neppure gli ammortizzatori sociali. A tutti loro va il nostro pensiero, la nostra preghiera ed anche la nostra operosa solidarietà. Mi fa piacere ricordare il Fondo di Solidarietà che la Conferenza Episcopale ha costituito per loro: ad oggi sono ben 781 operai in Umbria a ricevere un contributo mensile per la loro sopravvivenza. Natale significa anche questo, cari amici: non dimentichiamo nessuno. E’ il sogno grande che ci viene dato in questo Natale. E il sogno si chiama amore solidale con tutti e particolarmente con chi ha più bisogno. Questa Messa di Natale nelle acciaierie significhi la crescita dell’amore tra noi e tra tutti gli abitanti di questa terra. E’ un invito rivolto a ciascuno di noi. Come l’angelo disse a Giuseppe di prendere con sé Maria, così questa Messa ci dice di prendere con noi chiunque ha bisogno. E’ il sogno di Dio per Terni. Ringrazio il Signore per il pranzo con i poveri che farò in cattedrale il giorno di Natale. Quel giorno chi non ha famiglia la troverà nella cattedrale. Lì sarà amato e aiutato, sostenuto e consolato. Sia il Natale a Terni il giorno di una rinascita all’amore. Buon Natale, buona rinascita a tutti voi e alle vostre famiglie.