Motu Proprio: famiglia rinnova Chiesa e società
di Gabriella Ceraso
Aspetto biblico teologico più approfondito e apertura al dialogo con le sfide di oggi: questi i due aspetti nuovi che contraddistinguono il Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II per le Scienze del Matrimonio e della Famiglia che Papa Francesco ha istuito oggi con la Lettera Apostolica Summa Familiae Cura, in forma di Motu Proprio. Viene dunque così sostituito e fatto cessare il precedente Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia, fondato da Papa Woytila nel 1982.
Le cariche di Gran cancelliere e di Preside verrano ricoperte, come nell’Istituto precedente, rispettivamente da mons. Vincenzo Paglia e da mons. Pierangelo Sequeri. Del tutto nuovi saranno invece gli Statuti del nuovo Istituto Teologico che attendono di essere ri-scritti. “Nella volontà del Papa”, spiega mons. Vincenzo Paglia, “la realtà della famiglia non è astratta”, ma è fatta di limiti, sfide, problemi e possibilità e deve “diventare protagonista del rinnovamento della Chiesa e della società”, per questo va “indagata e approfondita ulteriormente”.
“Ci sono due termini nuovi nel titolo dell’Istituto che indicano prima di tutto la dimensione ecclesiale del pontificio istituto: “teologico”, che comprende un irrobustimento della teologia, quindi una sottolineatura ancora maggiore dell’aspetto biblico, dogmatico della dimensione pastorale. L’altro termine è per le “scienze”, quindi aperto ad un dialogo molto più ampio con le grandi sfide del mondo contemporaneo, quindi un approfondimento della prospettiva antropologica”.
Quindi c’è una consapevolezza e una richiesta nuova nei confronti della famiglia?
“Esattamente. La grande intuizione di Giovanni Paolo II chiede di essere ampliata ed arricchita e trova una sua concretizzazione alta nel testo dell’Amoris Laetitia, dove si riflette il compito storico che il Papa chiede di avere alla famiglia. Papa Francesco chiede che la realtà delle famiglie nella loro concretezza, quindi nei limiti e nella ricchezza, nelle ferite e nel bene, possano essere protagoniste di un rinnovamento sia nella Chiesa che nella società”.
Quindi non bastano – si legge – più pratiche della pastorale della missione che riflettono forme e modelli del passato. Serve un approccio analitico e diversificato perché il cambiamento antropologico culturale di oggi lo richiede. Quindi sostenere anche individui che non hanno più un sostegno in strutture sociali e nella loro vita affettiva e famigliare?
“Per sottolineare questo aspetto che io chiamerei “antropologico” è stata istituita una nuova cattedra che si chiama Gaudium et Spes con il compito di indagare, di proporre, di dialogare con tutte le scienze umane, perché la famiglia oggi – non in astratto – riscopra la sua vocazione”.
Ma quando il Papa scrive che bisogna rimanere fedeli agli insegnamenti di Cristo secondo lei nel concreto cosa vuole dire?
“Vuol dire che quanto è scritto nell’Amoris laetitia deve diventare un’ispirazione importante anche a livello scientifico e questa encliclica, che purtroppo è stata intrepretata solo in un punto specifico, è composta di diversi capitoli con diverse sottolineature, molto più larghe, che richiedono una nuova riflessione”.
In questo nuovo Istituto che cosa, per esempio, si studierà in più?
“Si studierà, ad esempio: storia della famiglia, diritto della famiglia, materie che ora non sono nell’istituto o meglio non sono presenti in maniera così robusta. C’è per esempio questo grande ambito della responsabilità che Dio ha dato all’alleanza dell’uomo e della donna che va oltre la realizzazioni della famiglia. C’è tutto il tema del genere, il tema della custodia del Creato affidato all’uomo e alla dona, i rapporti tra le generazioni, le dimensioni della paternità, della maternità e altre, in questa nuova istituzione accademica, che dovrà guadagnarsi sul terreno l’altezza della ricerca scientifica in questo campo. Quindi sarà indispensabile ad esempio un irrobustimento della biblioteca, una rivisitazione dei diversi istituti nei cinque continenti, proprio perché i due sinodi celebrati non restino un testo scritto senza la responsabilità di un approfondimento teologico, scientifico e pastorale”.