Pasqua 2009 – Messa crismale
Carissimi sacerdoti e diaconi, sorelle e fratelli,
ci ritroviamo ancora una volta attorno all¡¯altare del Signore. Il vescovo, i sacerdoti e i diaconi, assieme a voi membri dei Consigli pastorali parrocchiali, siamo tutti accolti in questa liturgia di consacrazione degli Olii santi. Dalla cattedrale gli Olii verranno portati nelle chiese parrocchiali; una tradizione che risale alla prima Chiesa cristiana. Sia le Chiese d¡¯Oriente che quelle d¡¯Occidente vivono da sempre questa tradizione che fa come da porta di ingresso al Triduo Sacro: nella cattedrale il vescovo consacra gli Olii degli infermi, dei catecumeni e il sacro crisma. E¡¯ una celebrazione posta nel cuore dell¡¯anno liturgico e nel cuore della Chiesa diocesana. E resta uno dei pochi segni visibili dell¡¯unit¨¤ della Chiesa diocesana.
Sono particolarmente lieto che per la Diocesi diventi sempre pi¨´ un evento di crescita della comunione. Vorrei dire che abbiamo bisogno di vederci anche visibilmente gli uni accanto agli altri e tutti davanti al Signore. E¡¯ la nostra carta d¡¯identit¨¤, se cos¨¬ posso dire. Il Signore ci raccoglie attorno a Lui come un pastore e ci invia a radunare gli altri. Qualche anno fa parlavamo di comunione e missione. Non sono due attivit¨¤, ma due facce dello stesso mistero e della stessa preoccupazione. Il cardinale Roncalli, in un ritiro del 1953, scriveva per s¨¦: ¡°Ci¨° che mi prende ¨¨ la gravit¨¤ delle mie responsabilit¨¤ di pastore: non sono pi¨´ di me, ma delle anime dei miei fedeli¡±. Noi potremmo dire: ¡°ci¨° che ci prende ¨¨ la gravit¨¤ delle nostre responsabilit¨¤ ecclesiali: noi siamo per noi stessi, ma per gli uomini e le donne di questa terra¡±.
S¨¬, care sorelle e cari fratelli, noi non possiamo vivere solo per noi stessi, ma per questa terra. Purtroppo non sempre ne abbiamo coscienza. Benedetto XVI reputa l¡¯individualismo religioso uno dei peccati pi¨´ pericolosi del cattolicesimo moderno. Quante volte ci lamentiamo – e giustamente – per chi viene a chiedere la Messa per lui, o anche per chi non prega che per se stesso! Le riflessioni sarebbero molte sui pericoli dell¡¯individualismo religioso. Ma dobbiamo riflettere seriamente anche sull¡¯individualismo pastorale che pu¨° riguardarci pi¨´ da vicino e che certamente rallenta se non annulla la testimonianza della Chiesa. Pi¨´ volte abbiamo parlato della fatica che facciamo a pensare e a operare assieme; della fatica di incontrarsi e di avere un orizzonte pi¨´ ampio dei confini della propria parrocchia; della difficolt¨¤ ad abbandonare le proprie idee e le proprie convinzioni per fare spazio a quelle comuni; della difficolt¨¤ a porre al centro della nostra attenzione i problemi della gente prima ancora dei nostri. E cos¨¬ oltre.
Questa celebrazione ci strappa dalle nostre parrocchie e ci ¡°costringe¡± a convenire in cattedrale. E noi ¨C dobbiamo dirlo a nostra consolazione ¨C ci lasciamo costringere. Cari sacerdoti e diaconi, direi che siamo venuti tutti. Questo mostra che comprendiamo il mistero grande della comunione donataci dal Signore. Noi tutti siamo legati gli uni agli altri, ancor prima che dalle nostre volont¨¤, dal sacramento dell¡¯Ordine sacro. Certo, possiamo attutire, svilire o anche tradire questa comunione, ma non annullarla. E¡¯ un dono di Dio che dovremmo gustare in maniera pi¨´ profonda. E¡¯ bello essere assieme questa sera attorno all¡¯altare e rinnovare le promesse fatte nella nostra ordinazione. Le faremo con una sola voce e soprattutto con un cuore solo. E vorrei che iniziassimo cos¨¬ l¡¯anno sacerdotale che Benedetto XVI aprir¨¤ a met¨¤ giugno per ricordare i 150 anni della morte del Santo Curato d¡¯Ars. E¡¯ un tempo in cui crescere nella coscienza di essere un unico presbiterio. E¡¯ urgente ribadire la necessit¨¤ di partecipare agli incontri comuni del clero, come anche a quelli settimanali delle vicarie. Cari sacerdoti, non mancate! A ciascuno di voi dico: ¡°gli altri hanno diritto alla tua presenza, hanno diritto di averti vicino, a sentirti accanto¡±. E questa sera sentiamo la mancanza di coloro che non possono essere presenti, li sentiamo per¨° vicini a noi. E penso anzitutto a Mons. Antonio Maniero che mi ha incaricato di dirvi tutto il suo affetto e che pensa a tutti voi e tutti i giorni. La sua assenza mi pesa non poco. Ma ¨¨ presente con una grande lezione di spiritualit¨¤ sacerdotale. Gli ho detto che il suo ministero, dal letto della malattia, non ¨¨ meno efficace di prima. Assieme a lui sentiamo vicini anche mons. Marchetti, mons. Zanzotti e don Ciancuti che testimoniano la loro fedelt¨¤ al ministero pastorale. Preghiamo anche per don Sergio che sta in missione a Ntambue e per don Stefano Mazzotti nella nunziatura del Portogallo ed anche per don John che da tre giorni sta all¡¯Aquila per aiutare la popolazione colpita dal terremoto. E mentre affidiamo ancora una volta don Fabio Leonardis al Signore accogliamo nel presbiterio don Marcello da pochi giorni ordinato sacerdote.
Il mistero dell¡¯unum presbiterium ¨¨ legato strettamente all¡¯unico Corpo di Cristo, la nostra Chiesa diocesana. Non c¡¯¨¨ presbiterio (ossia vescovo e presbiteri) senza il popolo santo di Dio; cos¨¬ come non c¡¯¨¨ il capo senza il corpo. S¨¬, prima delle nostre individualit¨¤, esistiamo come un unico ¡°corpo¡±, come un unico popolo di Dio, radunato dal Signore. Questa comunione ¨¨ il mistero grande con cui Dio ha voluto salvare gli uomini. Nella Lumen Gentium si dice chiaramente: Dio non ha voluto salvare gli uomini singolarmente, ma radunandoli in un popolo. La Chiesa ci precede e ci avvolge. Ed ¨¨ questa Chiesa, si questa nostra Chiesa diocesana, che il Signore dona alle nostre citt¨¤ perch¨¦ si incamminino verso il Cielo. Purtroppo ¨¨ ancora flebile la coscienza di questo mistero di amore. Ed anche per questo che spesso languisce sia la comunione che la missione. In questi anni abbiamo individuato nella celebrazione eucaristica domenicale il punto focale da cui sgorga la nostra comunione e la missione della Chiesa nella citt¨¤. E stiamo continuando su questa via. La prossima lettera pastorale ¡°Eucarestia e citt¨¤¡± la stiamo scrivendo seguendo questo percorso. So che proprio in questi mesi i nostri consigli pastorali parrocchiali sono impegnati in queslo lavoro di discernimento.
E questa sera ci viene incontro il brano evangelico di Ges¨´ che torna a Nazaret, nella sua citt¨¤ natale. L¡¯aveva lasciata da qualche tempo, ma vi torna con una coscienza nuova. Potremmo dire che ¨¨ il paradigma di come i cristiani debbono entrare in citt¨¤, di come debbono vivere la propria fede nella citt¨¤. Ebbene, la prima cosa che Ges¨´ fece fu entrare nella sinagoga nel giorno della festa e qui ascoltare la Scrittura. La prima opera della Chiesa e di ogni credente ¨¨ ascoltare la Parola di Dio. In una societ¨¤ ove tutti siamo educati ad ascoltare solo noi stessi e le nostre preoccupazioni, o magari a stancare Dio con le nostre invocazioni ¨C un antico scrittore, Lucrezio, definiva questo modo di rivolgersi a Dio: ¡°faticare deos¡± – , la Chiesa si pone anzitutto in ascolto del suo Signore. Cos¨¬ ha fatto Ges¨´ a Nazaret. Oggi consegner¨° a ciascuno di voi e presto sar¨¤ portato nelle parrocchie il secondo volume dei Vangeli delle Messe di ogni giorno, da Pentecoste sino alla festa di Cristo Re, con un commento spirituale. Consegnatelo a pi¨´ persone possibile. Molti mi hanno scritto o detto a voce quanto questa lettura sia importante per la loro vita. Vi assicuro l¡¯ho scritto con passione, cosciente che uno dei compiti pi¨´ alti del vescovo ¨¨ appunto spezzare il pane delle Scritture per tutti. Queste pagine offrono un pane buono che aiuta a credere e a vivere. Crediamo al Vangelo, alla forza di quelle parole: ascoltiamole, raccontiamole in famiglia, diamole come ¡°penitenza¡± alle confessioni. Questa ¨¨ la nostra prima opera nella citt¨¤.
Dopo l¡¯ascolto viene l¡¯attuazione. Ges¨´ comment¨° quella parola come mai aveva fatto prima: ¡°oggi, si ¨¨ compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato¡±. Il linguaggio ¨¨ semplice: ai poveri ¨¨ annunciato l¡¯amore, ai prigionieri la liberazione, ai ciechi la vista e agli oppressi la libert¨¤. Sono azioni molto concrete, visibili, toccabili, verificabili. E¡¯ il primato dell¡¯amore su cui da qualche tempo stiamo riflettendo. Non vorrei, care sorelle e cari fratelli, che la via di gesti concreti di amore verso i poveri che ciascuno di noi ¨¨ chiamato a percorrere fosse dimenticata. Ovviamente non intendo dire che non si debba fare altro. Ma tutto deve partire dalla imitazione di Ges¨´: il primato dell¡¯amore per i deboli ¨¨ la via per la salvezza di tutti e di tutto. E¡¯ con questa scelta che si entra in citt¨¤, ¨¨ con questa prospettiva di amore gratuito per i poveri che la Chiesa inizia a parlare agli uomini e alle donne del nostro tempo. Su questa strada molto cammino resta da compiere, a partire da ciascuno di noi e dalla Diocesi. I poveri, i deboli sono al centro del nostro cuore, come lo erano per Ges¨´? Di qui si parte per quel discernimento che caratterizza la posizione della Chiesa nei confronti della vita della societ¨¤. In questo orizzonte, molte sono state li iniziative che hanno caratterizzato la vita della nostra Diocesi. Vorrei ricordarne oggi una che sta coinvolgendo tutte le Chiese dell¡¯Umbria: la realizzazione di un Fondo di Solidariet¨¤ per venire incontro alle famiglie che sono colpite dalla crisi economica in atto. Abbiamo avviato il Fondo con la raccolta fatta nella quinta domenica di quaresima. E avremo certamente altre occasioni per parlarne, vista la gravit¨¤ della crisi che stiamo attraversando. Ma oggi non possiamo dimenticare la tragedia abbattutasi nella vicina regione abruzzese. La nostra regione ha conosciuto l¡¯ampiezza e la durata del dolore provocato dal terremoto. In questi giorni siamo vicini a questi nostri fratelli e sorelle che stanno traversando una settimana di vera passione. Preghiamo il Signore che questo venerd¨¬ santo giunga presto alla Pasqua di una risurrezione per la loro vita. La Conferenza Episcopale Italiana, che ha gi¨¤ stanziato una somma, indice una grande colletta per domenica 19 aprile da destinare a questa popolazione. Anche noi ci uniremo a questo gesto di concreta misericordia.
Carissimi sacerdoti e diaconi, fratelli e sorelle, vivo questa celebrazione della consacrazione degli Olii con il cuore di quella donna di Betania che in casa di Simone il lebbroso, prima della Passione, vers¨° sul capo di Ges¨´ l¡¯olio profumato. Lo faceva per stare vicino a Ges¨´ con tutto il suo affetto. Sia il nostro cuore simile a quello di questa donna per poter accompagnare il Signore in questi giorni e riabbraccialo nella sua risurrezione.