Sessantesimo di Suor Teresa
Questa festa della SS.ma Trinità è allietata dalla celebrazione dei 60 anni della professione solenne di Madre Teresa. E’ una coincidenza che dona ancor più senso ad una vita, come quella di Madre Tere
sa, spesa interamente al servizio del Signore in una comunità monastica. Potremmo dire che la SS.ma Trinità è la ragione di tale scelta. Capita che tale mistero della Trinità sia poco compreso per la nostra vita, per il nostro comportamento. E lo si dice “mistero” semplicemente perché non riusciamo a comprenderlo. Non è così. La Santa Liturgia, riproponendolo alla nostra attenzione, viene incontro alla nostra pochezza e alla nostra distrazione. Ed rende ancor più chiara la vita di chi si lascia coinvolgere dal mistero di Dio.
La Parola di Dio che ci è stata annunciata inizia con un passo di straordinaria bellezza, tratto dal libro della Sapienza. Il testo ci presenta Dio che dialoga con la Sapienza, personificata, durante la creazione. La Sapienza esclama: “Quando non esistevano gli abissi, io fui generata…;quando (Dio) ancora non aveva fatto la terra…io era là; quando (Dio) disponeva le fondamenta della terra, allora io ero con Lui come architetto ed ero la sua delizia ogni giorno, mi rallegravo davanti a lui in ogni istante; mi ricreavo sul globo terrestre, ponendo le mie delizie tra i figli dell’uomo” (Pv 8, 22-31). La tradizione cristiana ha visto nella Sapienza quel “Verbo” che “era nel principio” e per mezzo del quale tutto è stato fatto. Questo sta a dire che già il momento della creazione è radicalmente segnato dal dialogo tra Dio e la Sapienza, tra il Padre e il Figlio. Il Vangelo di Giovanni, potremmo dire, esplicita l’interpretazione del passaggio biblico dei Proverbi quando scrive: “Egli (il Verbo) era in principio presso Dio; tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste” (Gv 1,2-3). Le “fondamenta della terra”, ossia il cuore stesso di ogni realtà umana, ha l’impronta di questo singolarissimo rapporto che c’è tra il Padre e il Figlio. Potremmo dire che ogni cosa porta l’impronta della comunione tra il Padre e il Figlio, ossia l’impronta dello Spirito. Nulla è estraneo alla Trinità, perché tutto è stato fatto ad immagine di Dio, tutto è come segnato dallo Spirito Santo. La Lettera ai romani ci parla dell’amore di Dio effuso nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo (Rm 5,1-5). Ebbene, lo Spirito Santo è l’energia che ci rende tempio di Dio, che ci rende sua casa, sua dimora, suoi familiari.
Il Vangelo di Giovanni (16, 12-15) ci riporta alcune delle parole che Gesù disse ai discepoli la sera dell’ultima cena. Quante cose aveva ancora da dire loro, prima di lasciarli! Non solo non aveva più tempo a disposizione; soprattutto i discepoli non erano ancora capaci di comprendere tutto. E Gesù disse loro: “Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma vi dirà tutto ciò che ha udito e vi annunzierà le cose future”. Lo Spirito trascina i discepoli verso il cuore di Dio, verso il mondo di Dio, verso la vita di Dio, che è comunione di amore tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Sì, Dio, il Dio cristiano (e dobbiamo domandarci se tanti cristiani credono nel “Dio di Gesù”!), non è un’entità solitaria, magari potente e maestosa. No, il nostro Dio è una “famiglia” di tre persone che si vogliono così bene da essere una cosa sola. Qui, mistero non significa che non si capisce, vuol dire stupore per un amore così grande, meraviglia che tre persone diverse riescono ad essere una cosa sola. Ebbene, questa incredibile “famiglia”, questo impensabile mistero è entrato nella storia degli uomini perché tutti ne facciano parte. L’intera creazione è racchiusa in questo mistero d’amore. Dio ci ha creati per renderci partecipi del suo amore. E ci ha redenti facendo incarnare il suo stesso Figlio. E ci accompagna riversando nei nostri cuori il suo Spirito d’amore. Il senso stesso della comunità cristiana, di questa comunità monastica, è racchiuso in questa partecipazione al mistero di amore di Dio. La comunione del Padre, del Figlio e dello Spirito ci avvolge tutti. Per questo sin dalle origini, Dio disse: “Non è bene che l’uomo sia solo”. E per questo ha inviato il suo Figlio e poi lo Spirito Santo: perché vivessimo in comunione piena con loro. La comunione è la fonte e il culmine della nostra vita; la ragione della Chiesa e di ogni comunità ecclesiale, la verità della scelta e della vita di Suor Agnese.
Questo orizzonte è la sfida più alta lanciata oggi alla Chiesa, anzi a tutte le Chiese cristiane; vorrei aggiungere a tutte le religioni, a tutti gli uomini. E’ la sfida a vivere nell’amore, a vivere per l’amore, a vivere di amore. Certi che là dove c’è amore, lì c’è Dio. Oggi viviamo in un momento difficile per la storia dell’umanità. Quante guerre nel mondo! E quanto dolore! E la causa è la mancanza di amore. Sono troppo pochi gli uomini e le donne che vivono di amore. E se non c’è l’amore, c’è la guerra. Se non c’è l’amore, gli anziani restano soli. Se non c’è amore, tanti continuano a morire di fame. Se non c’è amore, tante famiglie si distruggono. Se non c’è amore, non c’è la vita e neppure la felicità. Ma il Signore non si è rassegnato ad un mondo senza amore, e ci ha donato il suo Spirito. Lo Spirito è sceso su di noi come quel vento che si abbatté gagliardo sul cenacolo, e ha spazzato e continua a spazzare via ogni rassegnazione e pigrizia, ogni l’indifferenza e odio. E’ sceso il fuoco dell’amore nei nostri cuori e siamo diventati uomini e donne spirituali. Sì, siamo chiamati ad essere uomini e donne d’amore! Questa è la nostra missione. E’ questa la vocazione a cui, care sorelle clarisse, il Signore Dio vi ha chiamate in modo del tutto particolare. La festa che oggi facciamo per i 60 ani di professione di Suor Teresa è la festa per l’intero monastero perché continui a testimoniare il primato dell’amore in questa terra segnata dall’amore di san Francesco.